di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Quasi 10 milioni di euro provenienti da un’azienda di lavorazione carni. Soldi che sarebbero passati per le mani dei protagonisti di uno dei più spettacolari fallimenti degli ultimi anni, quello dei supermercati «Carlone», e poi finiti nelle casse della Kentron, la clinica di Putignano al centro delle indagini della Procura di Bari sugli accreditamenti sanitari. Nel fascicolo coordinato da uno dei tre procuratori aggiunti di Bari, Lino Giorgio Bruno, c’è un filone ancora tutto da approfondire. Riguarda - appunto - la provenienza dei capitali utilizzati, negli scorsi anni, per realizzare e aprire la struttura. La Guardia di finanza ha passato al setaccio i rapporti bancari di Francesco Ritella, indagato insieme a tutti i suoi soci nella «Kentron», rilevando un intreccio di operazioni finanziarie che si dipana per oltre cento conti correnti e dieci istituti di credito. Un reticolo che partirebbe appunto dalla «Ilcam», società del settore carni messa in liquidazione nel 2006 e riconducibile a Carmen Sisto, una delle socie di Ritella: su un conto corrente di Banca Meridiana aperto dalla donna, sarebbero transitati 9.819.471,50 euro, «attraverso - scrivono le Fiamme Gialle - numerosi e sistematici prelievi di denaro, sia per contante che a mezzo assegni bancari, poi negoziati da persone fisiche e/o giuridiche comunque riconducibili a Ritella».
Nell’elenco, alcune delle persone sottoposte nel 2009 a obbligo di firma per il crac delle società collegate ai supermercati «Carlone », come ad esempio lo stesso Ritella o gli imprenditori Danie - le Cardilli e Giuseppe Di Fede. Ma anche un funzionario di banca che in due anni ha fatto transitare su un conto corrente dell’Unicredit oltre due milioni di euro «attraverso versamenti di contante e assegni postali e prelievi di denaro allo sportello». Il funzionario, che nelle intercettazioni risulta avere contatti frequenti sia con Ritella sia con altri personaggi vicini agli ambienti degli ex Ds, al momento non è indagato. Ma sui suoi conti la Guardia di finanza ha rilevato «emissioni di assegni recanti diverse firme di girata» e «negoziazioni di titoli girati da soggetti falliti e/o in difficoltà economiche».
Secondo gli investigatori, il «modus operandi» di chi esercita «attività di cambio assegni», definizione tecnica dietro cui si nasconde il reato di riciclaggio. Il sospetto è insomma che i soldi per realizzare la «Kentron» siano stati prelevati da aziende decotte, o dallo stesso fallimento «Carlone». Tanto che, negli anni, la Guardia di finanza ha reperito otto segnalazioni per operazioni sospette inviate all’Uif (l’Unità di informazione finanziaria) da tre istituti bancari, riguardanti i soci della Kentron e il funzionario, per movimentazione «elevata e non giustificata dalle attività dichiarate». Ma non tutti i soldi prelevati dalla «Ilcam» - secondo la Guardia di finanza - sono finiti nella Kentron: una parte consistente delle somme sarebbero state riciclate «per finalità al momento sconosciute». La Procura è intenzionata a capire quali sono.

Sabato 19 Maggio 2012, 09:13
21 Marzo 2025, 15:26