politica
«5S nel campo largo pugliese? Incoerenti, ormai seguono le percezioni»: Laricchia, dopo 10 anni in Consiglio è rottura
«Io sono del parere che se c’è un tradimento, la colpa non è mai del tradito ma è del traditore»
Antonella Laricchia, dopo dieci anni in Consiglio regionale come esponente del M5S, sta per lasciare la politica attiva, in polemica con il suo partito. A questo proposito, come giudica le scelte del Movimento che, per esempio, in Toscana avvia una consultazione con la base sulle alleanze in vista delle regionali mentre in Puglia apre alla candidatura di Antonio Decaro, ma senza chiedere il parere agli iscritti?
«Del Movimento come lo immaginavamo noi non esiste più nulla, quindi atteggiamenti o scelte come quelli in Toscana oppure ipotizzate per la Puglia sono del tutto casuali, fatte in base alla sensazione di consenso che si può percepire nell’aria».
Lei come giudica l’apertura del Movimento nei confronti dell’europarlamentare Pd quale candidato governatore?
«La giudico incoerente».
Perché?
«Perché il Movimento è stato opposizione a Decaro in Consiglio comunale e oggi, addirittura, leggo della conditio sine qua non rispetto all’assenza di Michele Emiliano. Lungi da me difenderlo, sono stata l’unica a opporsi coerentemente a lui, dall’inizio alla fine, ma è una cosa assolutamente incoerente, appunto, rispetto al percorso che c’è stato. Quindi sono inaffidabili, sia nei confronti degli elettori che nei confronti di eventuali partner, ma quella è ormai la nomea che purtroppo hanno addosso».
Pare di capire che tra lei e il Movimento, ormai, non ci siano più spiragli…
«Non ce ne sono. Il Movimento è rimasto tale solo a parole, c’è solo il nome, non c’è più altro. Tra le altre cose, l’esempio più lampante del fatto che il Movimento non esista più è l’allontanamento di persone che Beppe Grillo, Alessandro Di Battista e lo stesso Davide Casaleggio, che comunque ne rappresentavano i valori».
Non è dunque pentita di lasciare la politica attiva?
«No, no. Intanto perché credo molto nel limite dei due mandati e poi perché, in generale, non c’è una squadra che mi entusiasma e per cui avrei continuato volentieri a lavorare».
Il suo ultimo grande atto da amministratrice di questa Regione è la cosiddetta legge Laricchia che fissa paletti molto precisi in merito alle nomine e che è stata molto dibattuta. Cosa succederà in questa ultimissima parte di legislatura?
«Quella legge è già vigente. C’è da completarla con il ddl di adattamento delle varie leggi sulle nomine. Su questo mi sono impegnata molto anche con la collega Lucia Parchitelli, ma siccome oggettivamente manca in Consiglio regionale una maggioranza, non sono certissima che riusciremo a completarla al 100%, però è già attiva, si sta facendo la procedura per i revisori dei conti in Consiglio, anche alcune nomine di competenza della giunta, devono passare dal Consiglio per un parere preventivo, anche se non vincolante. Lo strumento esiste, è operativo, può essere completato ma di fatto c’è già. Come ho sempre detto dall’inizio, è una possibilità data al Consiglio, ai consiglieri e ai cittadini. Ma resta inattiva se il Consiglio è inattivo».
A proposito di Consiglio regionale, come vede le ultime sedute che sono in programma?
«Le vedo senza concentrazione da parte dei consiglieri, purtroppo impegnati nelle campagne elettorali. Un po’ come in tutta la legislatura vedo solo la finalizzazione a risolvere alcune urgenze e non a mettere in campo una visione».
Lei si è candidata due volte a governatrice della Puglia per il M5S, nel 2015 addirittura entrò in Consiglio regionale come miglior candidata non eletta, arrivando alle spalle di Michele Emiliano. Lo rifarebbe?
«Sì, certo. Io sono del parere che se c’è un tradimento, la colpa non è mai del tradito ma è del traditore».