Mercoledì 08 Ottobre 2025 | 21:25

Il carrello del Sud pesa di più, ma vale di meno: Puglia in fondo alla classifica

 
Redazione online

Reporter:

Redazione online

Puglia, è crisi nel carrello della spesa

Nel Mezzogiorno la spesa delle famiglie cresce più che altrove, ma i livelli restano ancora lontani dal resto d’Italia. Foggia maglia nera dei consumi, mentre il Sud spende soprattutto in beni alimentari

Mercoledì 06 Agosto 2025, 20:13

Nel 2023 il Mezzogiorno ha registrato un’accelerazione nei consumi delle famiglie, con un aumento del 15,7% rispetto al 2019, un dato superiore alla media nazionale (+13,7%). Ma nonostante questo recupero, il divario tra Sud e Centro-Nord resta ancora profondo. A dimostrarlo sono i dati del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, che per la prima volta hanno fornito una stima dei consumi familiari a livello provinciale.

Emblematica la situazione della Puglia, dove Foggia si colloca all’ultimo posto in Italia con una spesa annua pro-capite di appena 13.697 euro, meno della metà rispetto a Milano, che guida la classifica con 30.993 euro. Un gap che fotografa plasticamente la distanza tra Nord e Sud, ma anche tra metropoli e periferie del Mezzogiorno.

Non va molto meglio nelle altre province pugliesi, che restano tutte ben al di sotto della media nazionale di 20.510 euro. Il Sud nel suo complesso si attesta su una media di 16.244 euro, inferiore di oltre il 20% rispetto al dato nazionale.

La classifica dei consumi premia ancora una volta le regioni del Nord, che da sole concentrano oltre la metà della spesa complessiva: Lombardia (20%), Lazio (10,2%), Veneto (8,9%), Emilia-Romagna (8,6%) e Piemonte (7,6%). All’estremo opposto, in fondo alla graduatoria, si trovano Campania (15.467 euro) e Calabria (15.436 euro).

Ma c’è un fronte in cui il Sud primeggia: quello dei consumi alimentari. Considerando solo la spesa per cibo e generi alimentari, il Mezzogiorno arriva a pesare per il 33,2% del valore nazionale del carrello della spesa, superando il Centro e il Nord.

Un dato che, però, secondo Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Tagliacarne, non va letto in chiave positiva: “Questi numeri sono un indicatore di doppia vulnerabilità per l’economia meridionale, dove il reddito disponibile è inferiore di circa il 25% rispetto alla media nazionale, e dove il peso dei consumi alimentari incide in modo sproporzionato”, avverte.

In ben 26 province su 38 del Mezzogiorno, i consumi alimentari superano il 21% del totale – una situazione che non si verifica in nessuna provincia del Centro-Nord. Un segnale chiaro di un modello di consumo ancora sbilanciato, dove le famiglie del Sud, a redditi ridotti, destinano una quota maggiore delle proprie spese all’essenziale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)