BARI - «L’entrata in vigore dell’Accordo collettivo nazionale 2024 impone l’elaborazione di un nuovo Accordo integrativo regionale, con cui operare una coerente attuazione dei principi contenuti nella normativa nazionale, nonché al fine di garantire la piena legittimità della normativa decentrata». Sono le cinque righe che in queste ore tengono con il fiato sospeso i 3.500 medici di base pugliesi. Mercoledì la giunta regionale non ha provveduto alla presa d’atto del contratto integrativo (Air) che dovrebbe introdurre nuove funzioni (e nuove indennità), ma che dovrà tornare al tavolo con le organizzazioni sindacali per rivedere i meccanismi di finanziamento. Ed è proprio questa revisione a far arrabbiare i medici.
L’Air era stato infatti siglato a marzo 2024 dai sindacati e dal governatore Michele Emiliano con riferimento al contratto nazionale 2022: sei mesi dopo (settembre 2024) è stato approvato il nuovo contratto nazionale a cui, dice ora la Regione, bisogna necessariamente adeguarsi per motivi finanziari: le indennità integrative vanno pagate con i soldi del bilancio autonomo, quelle inserite nel contratto nazionale rientrano nei Lea e sono dunque a carico del fondo sanitario (dunque dello Stato). E quindi bisogna riequlibrare.
Ma i medici non sembrano convinti.
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