Il caso

Autorità Portuale di Bari-Brindisi, scaduti i termini: ecco chi aspira alla presidenza

Andrea Pezzuto

Tra i nomi dei candidati ci sono Sergio Prete, presidente a Taranto, Mario Mega, Manlio Guadagnuolo e Francesco Mastro

Sono iniziate le grandi manovre per l’elezione del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale. I vertici degli enti portuali, secondo le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, saranno nominati entro dicembre. Più cauto il viceministro Edoardo Rixi, che parla di febbraio 2025. Il 30 settembre sono scaduti i termini per le candidature. E trapelano già i primi nomi.

A partire da Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale del Mar Ionio, giunto al capolinea - per raggiunto limite di mandati - alla guida dell’ente tarantino. Per la presidenza di una delle due autorità portuali pugliesi potrebbe essere in lizza anche Fulvio Di Blasio, già segretario generale dell’Authority tarantina e in ultimo presidente dell’Autorità portuale del Mar Adriatico settentrionale. Avrebbero presentato la propria candidatura anche Mario Mega, presidente dell’Autorità portuale dello Stretto e segretario generale dell’ente portuale barese; Manlio Guadagnuolo, che ha guidato la Zes Adriatica Puglia-Molise; Francesco Mastro, attuale componente del Comitato di gestione dell’Autorità portuale del Mar Adriatico Meridionale, designato dalla Regione Puglia; l’ingegnere Giuseppe Tomasicchio, nel 2023 nominato consigliere del ministro per gli Affari europei, la Coesione territoriale e il Pnrr, Raffaele Fitto; Angela Bergantino, professore ordinario di Economia applicata in Uniba. Si vocifera infine di due candidature legate a Sogesid, ossia quelle del direttore tecnico della partecipata dello Stato, Enrico Brugiotti, e del consulente Donato Caiulo.

I prossimi step - prima di giungere alla nomina del nuovo presidente - prevedono il vaglio delle candidature da parte della struttura del Mit, che verificherà la corrispondenza con i requisiti richiesti dalla legge 84/94. Dopodiché, l’elenco verrà sottoposto al ministro Salvini, che effettuerà valutazioni più squisitamente politiche. Una volta raggiunta l’intesa con i presidenti delle Regioni sul nome, la palla passerà alle commissioni parlamentari, che esprimono a maggioranza un parere non vincolante ma obbligatorio. L’ultimo step prima del decreto di nomina del ministro è il parere obbligatorio della Corte dei conti, che effettua un controllo di legalità.

Seppure da più parti venga richiesta una fusione delle due Autorità portuali pugliesi (Bari e Brindisi da una parte, Taranto dall’altra), da ricondurre sotto un’unica governance, difficilmente ciò avverrà in quanto la politica non rinuncerà a dimezzare il numero di poltrone da assegnare. Nel caso della Puglia e del Molise, si dovranno indicare due presidenti e due segretari generali: ebbene, è più semplice trovare l’accordo su quattro nomine piuttosto che su due.

Dopo che il ministero delle Infrastrutture avrà messo a punto le nomine per i nove presidenti di Autorità di sistema portuale commissariate o con i vertici in scadenza, si aprirà poi una nuova partita, quella della riforma portuale. Tra gli obiettivi, la semplificazione degli iter procedurali, «elaborando un nuovo sistema di governance», ha detto di recente il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante, oltre che «l’individuazione di un organismo controllato dal ministero per la programmazione e il coordinamento degli investimenti strategici portuali» e il «riordino delle competenze tra le diverse autorità di regolazione per evitare duplicazioni di funzioni che determinano un costo in termini di inefficienza e di sviluppo competitivo». Rispetto alla revisione della governance delle Autorità portuali, si parla della creazione di una holding pubblica, «Porti spa», sul modello di quanto avvenuto per gli aeroporti. Ma su questo fronte, tutte le strade restano aperte. L’unica certezza è che destra e sinistra puntano a superare l’attuale modello di governance e il riconoscimento degli enti portuali come enti non economici.

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