L'intervista
Emiliano, il futuro dopo il no al terzo mandato: «Ero il priore, sarò frate semplice per Decaro»
La replica piccata a Vendola: non ci sono conti passati da regolare
Presidente Michele Emiliano, dopo gli incontri istituzionali con l’europarlamentare Antonio Decaro a Bruxelles, come è “vista” dall’Ue la Puglia?
«Siamo stati qui con qualche decina di amministratori dei comuni pugliesi per parlare di politiche giovanili».
Il ruolo della Regione…
«Abbiamo incontrato dirigenti e funzionari Ue e così gli amministratori dei municipi pugliesi si sono resi conto dei mezzi che la Puglia ha, grazie anche alla propria reputazione e alle risorse europee, per sostenere questa fase della vita dei cittadini. La nostra missione è costruire una comunità pugliese con la priorità di dare risposte alle future generazioni».
Tra qualche mese toccherà ad Antonio Decaro…
«Anche chi ha qualche anno in più ha come chiodo fisso il destino dei nipoti e dei figli… La Regione di Decaro, deve superare la pur straordinaria rivoluzione pugliese, portandola dalla fase dell’adolescenza alla maturità e deve avere come obiettivo la realizzazione di uno stabile equilibrio tra le generazioni».
I fondamentali indicatori economici per la Puglia sono incoraggianti?
«Siamo già la prima regione per la gestione dei fondi Ue, e la prima nella gestione della crisi economica, il nostro Pil vola, ma non sono tutte rose. Bari ha il livello di occupazione di Milano, ma non è sempre facile trovare lavoro».
È preoccupato per i dazi?
«Facciamo riferimento ai manuali scolastici di storia. La Rivoluzione francese ribaltò il sistema che dava privilegio all’aristocrazia fondata sui dazi e sui limiti al commercio e alla proprietà privata. Chiunque torni a pensare ai dazi, deve ricordarsi che Luigi XVI e Maria Antonietta finirono decapitati dalla borghesia produttiva che liberando le campagne dallo sfruttamento consentì l’accumulazione del capitale e aprì la strada alla rivoluzione industriale. E’ una pazzia tornare a formule pre rivoluzionarie. E gli americani se ne accorgeranno presto: le guerre commerciali preludono a volte a guerre vere. Può succedere di tutto».
Rearm e Difesa europea spaccano centrodestra e centro sinistra.
«È un problema di marketing politico: si cercano distinzioni tra i partiti, e nei partiti tra correnti. Questo determina la differenza di posizioni, soprattutto nel Pd».
Il partito del Nazareno è lacerato.
«La posizione della Schlein è corretta: bisogna costruire una sistema di difesa integrato, autonomo e complementare alla Nato, ma non costruito per proseguire la guerra in Ucraina».
Ci sono venti di pace nell’est Europa.
«Non abbiamo interesse a proseguire il conflitto ucraino. Siamo stati trascinati nella guerra contro la Russia dai democratici Usa e da Biden. Abbiamo rinunciato a 40 anni di collaborazione con Mosca, che ci dava energia a basso costo. Ora gli Usa vogliono la pace, e "noi Ue" non ci stiamo? Sembreremmo matti… Ci vuole un punto di equilibrio. Dal punto di vista militare sfidare i russi non porta mai bene».
Presidente lei, facendo arrabbiare Giorgia Meloni, cita sempre Stalingrado…
«I russi hanno vinto guerre anche quando erano in situazioni di manifesta inferiorità. Combattono a tutela della propria esistenza, hanno motivazioni superiori a quelle di americani ed europei quando questi supportano Kiev, sia pure indirettamente».
Nichi Vendola non la pensa come Decaro sul Rearm…
«Anche su questo punto non abbocchiamo…».
La Consulta ha messo una pietra tombale sul Terzo mandato.
«Sono sempre stato considerato un comandante da vittorie impreviste e clamorose, delle Blitzkrieg. Ora credo di aver conseguito una vittoria comprendendo come uscire di scena da governatore e lasciando in eredità un patrimonio di classe dirigente e di rilevanti conquiste costruite da noi tutti».
Il tris non è stato mai un'ipotesi ?
«Mesi fa dissi che mi “archiviavo” da solo, nonostante qualcuno provocatoriamente evocasse una mia ricandidatura. Abbiamo un successore su cui abbiamo lavorato e che è pronto: si chiama Decaro. Questa chiarezza ha dato serenità alla coalizione e fatto procedere tutti senza conflitti. Noi siamo patrioti della Puglia, oltre i personalismi».
Al compagno campano De Luca che vorrebbe dire?
«Enzo ha fatto un ottimo lavoro, gli avevo consigliato di costruire la sua successione, ma non c’è stato verso. Trasformarsi da priore in frate semplice dovrebbe essere la normalità. Per questo mi candiderò a sostegno di Decaro».
Emiliano e Vendola in Consiglio, presenze scomode per il neogovernatore?
«Sia io che Vendola saremmo utili in consiglio, soprattutto a Decaro, che ha rapporti molto buoni con entrambi. Dobbiamo metterci al servizio, non strumentalizzare la nostra presenza».
A cosa si riferisce?
«Non si può andare lì per rivitalizzare partiti in difficoltà o per superare incidenti di percorso. La candidatura serve a dare una mano alla Puglia e a Decaro, che deve trasformarsi da autista di una straordinaria utilitaria a comandante di un Transatlantico».
Sarete l’emblema dell’«eterno ritorno».
«No, Decaro ha il dovere di praticare la discontinuità, ma consolidando i pilastri della rivoluzione pugliese degli ultimi anni, perché diventi regione locomotiva di successo, come la Baviera».
La nomination di Decaro come arriverà?
«E’ già il candidato alla Regione. Poi ci saranno i passaggi formali, ma sul piano politico tutto è compiuto. Non accettiamo imposizioni: le forze politiche che vogliono essere nostre alleate, non possono fare trattative al ribasso, per acquisire visibilità. Ecco, contano le idee e i voti, non i ricatti».
La legge anti-sindaci?
«A luglio la Consulta casserà questa norma. La Corte costituzionale non accetterà che il diritto all’elettorato attivo sia così ostacolato. La legge pugliese, voluta da chi mi ha preceduto, è già punitiva, perché li obbliga a dimettersi prima delle elezioni. Ma sei mesi sono una esagerazione».
Le civiche che fine faranno?
«Non possono più essere dei contenitori di soggetti che il Pd non riesce a gestire E neppure dei mascheramenti. La sinistra nel 2015 e 2020 non si è candidata con il simbolo nazionale ma con un cartello civico. E questo non va bene. Se invece le civiche hanno un ruolo sociale autentico, come il movimento Con, presente dappertutto e dotato di leader riconosciuti, devono esserci. Non come taxi per l’elezione di trasformisti dell’ultima ora, ma come un contenitore per persone serie che maturano convinzioni e non convenienze».
Sinistra italiana l’accusa di aver alimentato il trasformismo in Via Gentile?
«Non insista, ripeto: non abbocchiamo. Abbiamo il sorriso sulle labbra. E inviamo cuoricini agli alleati, con garbo e rispetto. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Non ci sono conti passati tra alleati da regolare, ma una campagna elettorale contro la destra da vincere, proseguendo un cammino iniziato nel 2004 nel Comune di Bari. Con il sindaco Vito Leccese siamo indirizzati a governare il capoluogo regionale per 25 anni di fila. Chi lo avrebbe mai detto? Ecco perché la Meloni non ha capito la battuta su Stalingrado».
A proposito di trasformismo. Lei ereditò in giunta un ex An, Leo Di Gioia, già nella giunta di Vendola.
«Menomale che è arrivato subito dopo al suo posto Pentassuglia».
Cosa farà Emiliano verso e dopo le regionali?
«Penso che mi occuperò della scuola di formazione delle politiche giovanili. I partiti ormai non formano più classi dirigenti. Con l’assessore Alessandro Delli Noci e la dirigente regionale Antonella Bisceglia animeremo una scuola di formazione per tutti i settori dell’amministrazione, aperta ai politici di tutti gli schieramenti».
L’agenda Emiliano del 2025-2030?
«Mi piacerebbe continuare, come consigliere regionale, a seguire l’evoluzione di tutti i comuni che hanno bisogno di informazioni e connessioni con il governo nazionale, regionale e con l’Ue. Mi entusiasma incarnare questa missione. E se la nuova amministrazione regionale avrà questa spinta ideale, potrà realizzare sogni impossibili, come esortava un noto rivoluzionario sudamericano, e non solo dispensare servizi senza una visione strategica».