Non ci sarà l’«ora di educazione sessuale» nelle scuole ma formazione rivolta agli insegnanti sull’infertilità e sulla prevenzione della stessa. Il fondo da mezzo milione di euro previsto dalla manovra ha cambiato quindi «destinazione d’uso». Ad annunciarlo a sorpresa, il ministro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, in Aula.
Facciamo un passo indietro: nel corso della stesura della legge di Bilancio è stato approvato un emendamento presentato da Riccardo Magi (+Europa), che prevedeva un fondo di 500mila euro per promuovere, nell’ambito dei piani triennali dell’offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale ed affettiva.
Nell’ambito della stessa legge di Bilancio, il 20 dicembre alla Camera è stato accolto dal governo un ordine del giorno. L’8 gennaio però rispondendo a un’interrogazione presentata il giorno prima da Rossano Sasso (Lega) - preoccupato che attraverso quelle risorse «venissero introdotte delle materie ideologiche, quali le cosiddette materie gender» - Ciriani ha detto che «è stato approvato da quest’assemblea un ordine del giorno che impegna il governo a impiegare tali risorse per fornire moduli formativi, rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per aggiornare sui contenuti per interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione, prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità, ciò coerentemente sia con la disposizione approvata, sia con le finalità del fondo, che l’emendamento incrementa».
Il timore del centrodestra era insomma che l’«educazione sessuale» nascondesse un’apertura alla teoria gender, quella che - nella visione di alcuni ambienti cattolici - mira a far tramontare la visione della famiglia tradizionale basata sulla distinzione tra i sessi. Immediate, quindi, le critiche di chi aveva visto nell’emendamento a firma di Magi un passo avanti verso un’educazione sessuale inclusiva nelle scuole. Anche il Pd ha reagito con forza, definendo la mossa «sconcertante» e accusando l’esecutivo di perseguire un’agenda politica volta a soddisfare «la fissazione sessuofobica» di una parte della destra.
Dall’altra parte, la Lega ha accolto con entusiasmo il cambiamento. «Non ci sarà mai spazio per l’ideologia gender nelle scuole», hanno dichiarato i leghisti, L’approvazione dell’emendamento di Magi alla legge di Bilancio era stata fortemente contestata anche dai Pro Vita che avevano annunciato barricate contro l’educazione sessuale nelle scuole.