«Alla fine “anche quest’anno vi faremo bere bene”. Certo, avremo meno produzione del 2022, ma con un interessante profilo aromatico, grazie alle temperature più fresche di questo periodo».
A qualche giorno dall’inizio della vendemmia delle uve bianche di prima generazione e dello Chardonnay, a parlare è Mauro Di Maggio, già presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, direttore di cantine rinomate e tra i più esperti produttori vitivinicoli a livello pugliese.
La sua ultima sfida, legata indissolubilmente ai profumi, alle tradizioni e ai colori della sua terra, si chiama «Campi Deantera» con cantina e sede operativa a Sava nel Tarantino e i suoi vigneti, dal Mar Ionio al Mar Adriatico su 50 ettari di estensione.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla vendemmia in corso in termini di quantità e qualità delle uve?
«Quest’annata sarà un po’ di crisi, forse la più difficile delle ultime, ma contribuirà alla pulizia dello scenario produttivo verso una ristrutturazione con aziende che ci credono di più. La vendemmia delle uve bianche è cominciata un po’ in ritardo rispetto allo scorso anno in quanto si sono accavallate le curve di maturazione di certe uve perché l’annata è stata caratterizzata da forti caldi, umidità e piogge durante la primavera. Una situazione che se da una parte ha ricostituito le riserva idrica dei terreni reduci da due annate molto secche, dall’altra ha esposto i vigneti ad attacchi crittogamici che stanno falcidiando i nostri vigneti, costringendo i viticoltori a usare tutta la loro sapienza ed esperienza per mantenere le viti nelle condizioni di migliore salute possibile. A causa delle piogge, infatti, molti produttori, si sono trovati a combattere contro Peronospora e Oidio, malattie della vite che danneggiano germogli, foglie e grappoli».
Sostenibilità e viticoltura
«Soltanto con un attento e approfondito approccio scientifico si riesce davvero a limitare l’impatto sull’ambiente, ma al tempo stesso è altrettanto necessario essere sostenibili dal punto di vista economico, altrimenti le aziende muoiono. Il concetto di sostenibilità ambientale si abbina molto bene alla viticoltura che presuppone una osmosi tra il viticoltore e l’ambiente pedoclimatico oltre che il rispetto della contrada in cui si è radicati. Molte aziende usano la sostenibilità e il “greenwashing” come un palcoscenico promozionale ma, in realtà, occorrerebbe che ci fosse una maggiore coerenza tra parole e prassi aziendale»
Come immagina il settore vitivinicolo pugliese da qui ai prossimi anni?
«Si avrà sempre più una viticoltura passionale ma di precisione, scientifica e culturale, dove non sarà più possibile lasciare spazio al fai da te o peggio ancora a interventi approssimativi. Immagino che ci sarà un notevole consolidamento con una riduzione del potenziale quantitativo, un riemergere delle eccellenze e delle diversità tra i vari territori. Se fino ad ora abbiamo portato avanti una immagine un po’ monolitica della Puglia con il Primitivo con vini ed etichette assai simili, adesso si punterà alle eccellenze e alle espressioni vitivinicole dei singoli territori».
Insomma, diventa importante da ora in poi fare squadra
«Le nostre aziende da sole, eccetto poche, non hanno la taglia per fare mercato. È auspicabile, pertanto, che la Regione individui una guida politica di queste realtà per tracciare il futuro in maniera più responsabile, creando delle occasioni di scambio sempre più formative. Abbiamo tutti esigenze comuni alle quali non possiamo sopperire da soli. C’è bisogno di coesione reale tra il mondo politico e quello imprenditoriale dell’uva e del vino, esigenza che è condivisa anche dall’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, dimostratosi molto sensibile al futuro del comparto».