scoperto a potenza

Su quel pianoforte suonò Leoncavallo compositore di «Pagliacci»

Massimo Brancati

di MASSIMO BRANCATI

POTENZA - Un vecchio pianoforte, impolverato dal tempo e dall’incuria. Abbandonato in un anfratto del teatro Stabile di Potenza. I suoi tasti trasudano storia. Una storia che rischiava di essere dimenticata come accade per tante altre testimonianze che scivolano via tra l’indifferenza generale. Questa volta, però, è andata diversamente: lo strumento è stato strappato all’oblìo grazie all’impegno dell’amministrazione comunale sulla scia di una «leggenda metropolitana» secondo cui quel piano era stato suonato dal compositore Ruggero Leoncavallo (il maestro visse a Potenza tra il 1876 e il 1879). Vox populi confermata dai documenti storici che Pietro De Angelis, titolare di un B&B, è riuscito a scovare animato da tanta curiosità e, soprattutto, dalla voglia di valorizzare la città in ottica turistica. Tutto vero. Su quel piano ha appoggiato le sue dita il famoso compositore, figlio di Vincenzo, magistrato che lavorò a Potenza per diversi anni. Si dice che la sua opera più importante, «Pagliacci», abbia preso corpo proprio nel capoluogo lucano.

La scoperta giunge esattamente a 160 anni dalla nascita del maestro, anniversario che la città non si è fatta sfuggire. Ecco perché oggi, alle 11, sarà scoperta una targa in ricordo di Leoncavallo (a cui Potenza ha dedicato da tempo una via nella zona dello stadio Viviani) nel vicolo a ridosso del negozio Benetton, in via Pretoria. A seguire, intorno alle 12, ci sarà un incontro nel teatro Stabile durante il quale De Angelis illustrerà lettere e documenti di Leoncavallo sugli anni trascorsi a Potenza e racconterà alcuni aneddoti sullo storico piano. Tutta l’operazione è stata portata avanti grazie alla preziosa collaborazione di «Potenza turistica», gruppo facebook particolarmente attivo sul fronte della promozione territoriale. Legare il nome della città a Leoncavallo può rappresentare un fattore attrattivo, sul modello di quanto accade in altre località italiane dove l’accostamento a un artista del passato (musicista o scrittore che sia) costituisce un motivo di interesse da parte di potenziali visitatori.

Ruggero Leoncavallo fu uno degli esponenti più importanti del melodramma verista: ebbe, soprattutto nei «Pagliacci», forte senso drammatico e generosa ispirazione melodica. Pur avendo basi culturali più solide di altri veristi (era infatti laureato in lettere, cosa che gli permise di scrivere da sé i libretti di alcune sue opere), rimase confinato nella problematica della «giovane scuola» italiana, tra influssi di Verdi ed echi di Wagner. Tentò di svincolarsi dal verismo, ad esempio nella «Bohème» (1897), dalla vena comico-sentimentale, negli «Zingari» (1912), di gusto esotico, in «Edipo re» (1920), ma non fu più in grado di ritrovare quella concisione, quel vigore espressivo e quella vena melodica impetuosa ed incisiva che caratterizzano il suo capolavoro, «Pagliacci», quint’essenza del verismo musicale.

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