POTENZA - I lucani si rassegnino a un «Frecciarossa» depotenziato. Continuerà a viaggiare a «tre cilindri» sui binari della Basilicata alla luce della scelta di Rfi sul collegamento della tratta Salerno-Reggio Calabria alla direttrice Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto. L’ennesima occasione persa. Due le opzioni in campo: 1. innesto sulla Romagnano-Potenza; 2. una nuova bretella di 23, 24 km (Potenza-Tito-Auletta) sull’asse dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Ebbene, Rfi ha scelto la prima ipotesi, ovvero la soluzione d’innesto sulla direttrice ferroviaria esistente che, di fatto, costringerà il «Frecciarossa» a procedere sempre con il freno tirato. Traduzione: il tratto Romagnano-Potenza non ridurrà i tempi di percorrenza a causa di un tracciato tortuoso e di un’elevata pendenza. Altro che alta velocità: la media sarà di 95 km all’ora (il picco tra Romagnano e Potenza centrale) e in alcuni tratti oscillerà tra i 75 km/h (tra Balvano e Bella Muro) e 85 km/h (tra Bella Muro e Picerno). «In Basilicata - ironizza Marco Trotta, vice presidente e segretario Svimar, Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne, e presidente di Potenza Nostra - si crea così il primo esempio di asse ferroviario europeo dell’alta velocità a dorso di mulo per le aree interne e dell’Appennino meridionale».
La questione ha animato ieri un dibattito nella sala della biblioteca nazionale a cura di Svimar con il patrocinio della Provincia di Potenza e del Comune di Sant’Angelo Le Fratte. «La soluzione proposta nel febbraio 2021 della bretella Potenza-Tito-Auletta - spiega Trotta - permetterebbe di ridurre notevolmente i tempi di percorrenza a 45 minuti per Salerno e per Praia, con l’area Sud a forte valenza turistica (Maratea, golfo di Policastro, Riviera dei Cedri). La linea storica che passa per Romagnano via Battipaglia - rileva Trotta - richiede invece un tempo di percorrenza di 4, 5 ore». L’associazione Svimar - che ha avviato una raccolta di firme, a cui stanno aderendo diversi sindaci, per chiedere di fare marcia indietro rispetto a quanto deciso - parla di un «imbroglio». «Imbroglio - tuona Trotta - nel voler far passare la bassa velocità per alta velocità e per non aver deciso di collegare all’alta velocità, prevista dal Pnrr, l’asse Salerno-Reggio Calabria con una bretella di 23, 24 chilometri. Si è scelto di mantenere il vecchio progetto dell’interconnessione alla linea storica di fine ‘800, dove il «Frecciarossa» va alla stessa velocità di un treno regionale. È come mettere in pista una Ferrari su una strada dissestata».
Per la Basilicata, dunque, si prospetta l’ennesima occasione perduta. La bretella Tito-Auletta consentirebbe una «rivoluzione» nei trasporti sia per i passeggeri che le merci: si può raggiungere il Tirreno (Praia) in 45 minuti, mentre adesso da Potenza per raggiungere Maratea e dintorni (via Battipaglia) si impiegano 4 ore con il «Frecciarossa» (si scende a Salerno per la coincidenza del regionale verso Praia) e 5 ore con il regionale. «Una semplice bretella - fa notare Trotta - ci darebbe l’opportunità di abbattere i tempi da 4, 5 ore a 45 minuti». Sarebbe un toccasana per l’industria turistica della zona ma anche per la Montagna potentina e, in generale, per tutta la Basilicata.
Anche il tessuto produttivo e imprenditoriale resta a bocca asciutta con la soluzione dell’innesto sulla linea esistente: «Il collegamento trasversale da Romagnano, Potenza, Metaponto e Taranto - sottolinea Trotta - non permette il passaggio dei treni merce e rende inutilizzabili le aree industriali e la Zes jonica della fascia basentana (Potenza, Tito, Sant’Angelo Le Fratte, Balvano). La bretella di collegamento, invece, offrirebbe una straordinaria opportunità di sviluppo sul fronte imprenditoriale».
Insomma, si perde un’occasione storica per lo sviluppo delle aree interne e dell’Appennino meridionale per il mancato collegamento tra Tirreno e Jonio in Basilicata: l’alta velocità non incide solo sulle abitudini di mobilità, ma svolge un ruolo importante su turismo, business e mercato del lavoro. Per le aree interne dell’Appennino lucano, «imprigionate» in un’atavica condizione di isolamento, tutta questa storia dei progetti ferroviari avrebbe potuto determinare un cambio di rotta. La scelta dell’innesto Romagnano-Potenza ha il sapore dell’ultimo treno perso.