Il dossier

«Ecco perché la Basilicata non può ospitare le scorie»

Giovanna Laguardia

La Regione: «La Sogin ha deciso su dati vecchi»

La Basilicata non è idonea ad ospitare il sito unico per lo stoccaggio delle scorie nucleari. In nessuno dei sedici siti individuati da Sogin, né altrove. È scritto, a chiare lettere, nel Documento Unico delle Osservazioni Tecnico - Scientifiche (Dots) alla «Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi» , che la Giunta Regionale ha inviato il quattro marzo scorso alla Sogin e che ieri ha presentato alla stampa nel corso di una videoconferenza, alla quale hanno partecipato il presidente della Giunta Vito Bardi, l'assessore all'Ambiente Gianni Rosa e il dirigente generale del dipartimento Ambiente, Giuseppe Galante.


«Il nostro documento – ha spiegato il presidente Bardi - non contiene un diniego immotivato né una sterile contrapposizione tra Regione e Stato, ma è frutto di accurate riflessioni tecnico scientifiche maturate nell'alveo di un lavoro di condivisione che ha visto la partecipazione di tutte le componenti della società lucana, le Province, i Comuni interessati, l’Anci, la comunità scientifica regionale (Unibas, Cnr, Cgiam, Arpab), i corpi sociali e professionali e le Associazioni di settore. Del resto la Basilicata ha già dato e continua a dare al Paese, sia per l'approvvigionamento di petrolio, sia con l'impianto Itrec di Rotondella». Le valutazioni che stanno alla base del diniego, ha anche sottolineato Bardi, sono state ampiamente «condivise con la vicina Regione Puglia direttamente cointeressata, in un incontro col presidente Emiliano ed i rispettivi assessori all’Ambiente.


Come ha spiegato il dirigente generale Galante, le osservazioni alla proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee hanno avuto come filo conduttore la «massima trasparenza del procedimento, partecipazione diffusa, accessibilità alle informazioni». Il documento redatto dalla Regione Basilicata si basa su quattro temi portanti, che sono stati sviscerati da altrettanti tavoli di lavoro: il primo ha riguardato la struttura idrogeomorfologica del territorio, ovvero sismicità, presenza di faglie, rischio idrogeologico o idraulico, presenza di falde acquifere. Il secondo tavolo ha riguardato gli aspetti naturalistici; il terzo tavolo la struttura antropica, ovvero la vocazione agricola e turistica ed il patrimonio archeologico. Infine, il quarto tavolo ha preso in considerazione le strutture strategiche di relazione: le vie di comunicazione e soprattutto dighe e schemi idrici. Il documento conclude con la richiesta di riclassificazione di tutti e 16 i siti come non idonei, e della definitiva esclusione dalla carta nazionale dei siti.


Insomma, conclusioni diamentralmente opposte a quelle a cui era giunta la Sogin. Come è possibile? Per Galante «l’insieme delle informazioni riportate nella documentazione resa disponibile dalla Sogin ai fini della consultazione pubblica, risulta non aggiornata rispetto agli strumenti di pianificazione, di programmazione, agli atti approvati ed adottati dalla Regione Basilicata». «Sogin - ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa - ha fatto tutte le sue deduzioni su osservazioni datate. Hanno visto una Basilicata che non esiste più. Il nostro elemento di forza è che abbiamo fotografato la Basilicata di oggi. Sono convinto che una lettura attenta da parte di Sogin del nostro documento dovrebbe portare ad un automatica esclusione di 16 siti lucani; attendiamo ora la loro decisione ma la attendiamo con tranquillità».


Un plauso al lavoro svolto dalla Regione Basilicata è arrivato dal vice presidente nazionale di Asso ingegneri e architetti, Giovanni Motta, che ritiene che il dossier lucano possa essere usato come «Linea guida per l'intero territorio nazionale». Riguardo al progetto preliminare presentato da Sogin, per il rappresentante di Asso «è il progetto delle buone promesse». Per questo Asso ritiene «essenziale mantenere alta la guardia di attenzione e di studio sul tema in questione e si rende fin da subito disponibile con i suoi professori universitari per i passi successivi che eventualmente interesseranno il territorio di Basilicata».

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