il bilancio

Basilicata, record di barili di petrolio ma le royalty sono in calo

Luigia Ierace

Versati 110 milioni nel 2020, con il prezzo del greggio in caduta

POTENZA - Il 2020, anno record per la produzione nazionale di idrocarburi (5,8 milioni di tonnellate di greggio, 4,6 in Basilicata) ha visto le royalty fortemente condizionate dal crollo del prezzo del petrolio, che si è attestato su una media di 42 dollari al barile (dai 64 dollari in media dell’anno precedente).

La produzione totale lucana a fine anno si è attestata a oltre 90 mila barili al giorno, record locale, che a livello nazionale ha superato i 110 mila barili al giorno, toccati per poco a fine anni Novanta. Ma all’aumento produttivo, proprio nell’anno della pandemia, dovuto all’entrata a regime del giacimento lucano di Tempa Rossa (operatore Total con Shell e Mistui) e al rilancio della Val d’Agri (operatore Eni con Shell) non corrisponde, però, un automatico incremento del valore della produzione che, invece, rimane condizionato dal prezzo del petrolio. È evidente che gli effetti dell’incremento produttivo sulle entrate per Stato, Regione e Comuni si potranno vedere, in questo nuovo anno, quando le compagnie petrolifere, entro giugno 2021, dovranno effettuare i versamenti delle aliquote sulle produzioni record del 2020.

E mentre il governatore lucano Vito Bardi lamenta l’attuale riduzione delle royalty per effetto della minore produzione petrolifera del 2019, viene ripartito il Fondo nazionale preordinato alla promozione di sviluppo economico e all’attivazione di una social card per i residenti nelle regioni interessate dall’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi. L’ex tesoretto che, fino al 2013 alimentava, la cosiddetta “card idrocarburi”, ammonta a circa 52 milioni di euro, calcolati sulle produzioni del 2019 (l’anno precedente era di 53,4 milioni). La ripartizione con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico avviene in proporzione alle produzioni ottenute nelle regioni interessate. La quota maggiore, però, spetta alla Basilicata, cui è stato assegnato l’86,26 per cento dell’intero fondo, pari a circa 44,5 milioni di euro. Segue la Calabria con il 5,9% pari a circa 3 milioni di euro e l’Emilia Romagna con 1 milioni di euro. A seguire le Marche (962 mila euro), il Molise (669 mila), la Puglia (515 mila), il Piemonte (234 mila), la Lombardia (122mila), l’Abruzzo (104 mila), la Toscana (17mila) e il Veneto (784).

Oltre all’aliquota del 3% per alimentare tale Fondo, i big player hanno versato nel 2020 allo Stato complessivamente 193 milioni (contro i 216 dell’anno precedente), 110 alla Basilicata, di cui 94 alla Regione (ne aveva avuti 105) e 16,1 ai Comuni delle aree estrattive (ne avevano avuti 18,2).

Il Comune più ricco è Viggiano con 10,4 milioni, seguito da Calvello (2,6 milioni), Grumento Nova (1,5 milioni), Marsico Nuovo (1,1 milioni), Marsicovetere e Montemurro (376 mila euro) e prime royalty anche ai Comuni dell’area di Tempa Rossa: a Corleto Perticara (25mila euro) e a Gorgoglione (3.900 euro). Cifre destinate a crescere e che saranno sotto l’occhio vigile della Corte dei Conti che più volte ha bacchettato la Regione Basilicata e i Comuni dell’area estrattiva per aver speso male e a pioggia il tesoretto lucano.

Ma la flessione delle royalty nel 2020 è solo temporanea, perché secondo le previsioni di Nomisma Energia, sulla base della produzione del 2020, e con il Brent, che con la fine del Covid-19 potrebbe essere in risalita e attestarsi intorno ai 58 dollari al barile, le royalty potranno arrivare a 202 milioni di euro per l’Italia, 133 milioni di euro alla Basilicata (di cui 115 alla Regione e 18 ai Comuni) cui si aggiunge la quota del Fondo che indivisa arriverà a 54 milioni, ma con una quota per la Basilicata che dovrebbe sfiorare il 90% in proporzione alla produzioni nelle diverse regioni estrattive.

«E continueranno ad aumentare – sottolinea il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli – anche grazie ai volumi addizionali di Tempa Rossa che vedranno le estrazioni di idrocarburi in Italia crescere ancora fino a 6,3 milioni di tonnellate di greggio, 5,4 dalla sola Basilicata e alla ripresa dei prezzi, senza dimenticare i benefici sulla fattura energetica, il risparmio sulla bolletta petrolifera e l’importante contributo all’economia nazionale».

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