BASILICATA

Palazzo S. Gervasio, «Nel ghetto non torniamo, chiediamo alloggi dignitosi»

Francesco Russo

La vibrante protesta dei migranti lavoratori stagionali arrivati per la raccolta del pomodoro davanti all’ex tabacchificio. Intanto il centro di accoglienza non è ancora pronto

Un gruppo di migranti arrivato in Basilicata per la raccolta del pomodoro sta protestando dall’altra sera davanti all’ingresso del centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, nell’ex tabacchificio. La loro è una manifestazione pacifica, ma dettata la necessità di alloggiare in maniera dignitosa e di non finire in strutture fatiscenti e con cattive condizioni igienico-sanitarie.

I locali dell’ex tabacchificio, per la cronaca, sono stati da poco dati in gestione alla Croce Rossa Italiana, unico ente ad aver aderito all’apposito bando pubblicato dalla Regione Basilicata. L’associazione, però, prima di avviare le attività di accoglienza dovrà attendere che venga portata a compimento la fase di allestimento delle attrezzature per i servizi finanziati dalla Comunità europea.

«Siamo un gruppo di lavoratori braccianti, siamo appena arrivati a palazzo San Gervasio ma non sappiamo dove andare», hanno scritto i migranti in un messaggio affidato ai volontari di alcune associazioni che li stanno aiutando.

«Nel ghetto - proseguono i lavoratori - non ci vogliamo andare, perché la situazione è impossibile e il centro di accoglienza è chiuso. Adesso siamo davanti alla porta del centro di accoglienza e abbiamo chiamato il 112. Questa notte dormiremo qui davanti per strada».

Così è stato. I migranti hanno trascorso la nottata all’aperto in attesa di sviluppi. Ieri mattina hanno quindi dato più forza alla loro protesta, supportati dai rappresentanti dell’Osservatorio Migranti della Basilicata e del Movimento Casalinghe di Spinazzola.

«Il gruppo di braccianti - spiegano gli attivisti dell’Osservatorio - si è fermato davanti al cancello del centro di accoglienza di Palazzo San Gervasio, rifiutandosi così di andare al ghetto Mulini di Matinelle. L’insediamento informale ospita già alcune centinaia di lavoratori, che vivono in condizioni alloggiative proibitive. La pandemia preoccupa i braccianti, che vedono nel ghetto un luogo non sano.

In mattinata i lavoratori dal ghetto si sono trasferiti davanti ai cancelli del centro di accoglienza, per denunciare tutto questo. I ragazzi sono ben determinati».

Sulla vicenda interviene il segretario della Flai-Cgil regionale, Vincenzo Esposito, che chiede «che vengano accelerate quanto più possibile» le procedure per l’apertura. L’avviso regionale era finalizzato all’acquisizione dei servizi «di accoglienza, vigilanza e gestione degli ospiti», ma anche di «mediazione linguistica, accompagnamento in navetta e sostegno» ai migranti.

Tutto questo nell’ambito del progetto «Su.Pr.Eme Italia», finanziato dalla comunità europea. I servizi e le attività previste sono assegnati per un periodo di 90 giorni, con risorse pari ad 80 mila euro.

Privacy Policy Cookie Policy