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Tifoso Vultur Rionero investito e ucciso: altri 4 arresti e 12 obblighi di dimora

 
Redazione online

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Basilicata, auto con tifosi del Melfi investe 2 tifosi del Rionero: uno è morto, l'altro è grave

foto Tony Vece

Dopo i 26 arresti avvenuti immediatamente dopo la tragedia, il 19 gennaio scorso

Lunedì 27 Luglio 2020, 08:34

12:00

Quattro persone agli arresti domiciliari e 12 con l’obbligo di dimora: lo stabiliscono le 16 misure cautelari eseguite stamani dalla Polizia, nell’ambito delle indagini sulla morte di Fabio Tucciriello, di 39 anni, un tifoso della Vultur Rionero morto dopo essere stato investito dall’auto guidata da un tifoso del Melfi, il 19 gennaio scorso, a Vaglio di Basilicata (Potenza).

Vultur e Melfi partecipavano entrambe al campionato lucano di Eccellenza. Nelle ore successive alle morte di Tucciariello (e al ferimento di un altro tifoso), la Polizia arrestò 26 persone. Ma le indagini - coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza - non si sono concluse e stamani hanno portato all’esecuzione di altre misure cautelari.

«Andiamo a fare Nassirya": questa espressione - con riferimento all’attentato che, il 12 novembre 2003, in Iraq, costò la vita a 19 italiani - dimostra che il "vero e proprio agguato» che costò la vita ad un tifoso, il 19 gennaio scorso, a Vaglio di Basilicata (Potenza), fu un’azione premeditata, «organizzata con stile paramilitare": è una delle chiavi alla base del provvedimento eseguito stamani dalla Polizia, che ha portato quattro persone agli arresti domiciliari e 12 all’obbligo di dimora.
L’"aggressione preordinata» da parte dei tifosi della Vultur Rionero (Campionato di Eccellenza) ai danni di quelli del Melfi (Campionato di Eccellenza) costò la vita a Fabio Tucciariello, di 19 anni, tifoso rionerese, investito da un’auto guidata da un sostenitore melfitano. Nelle ore successivo a quel «vero e proprio agguato» - come lo ha definito oggi la Procura della Repubblica di Potenza - la Polizia arrestò 26 persone. Le indagini, nelle settimane successive, hanno portato alla raccolta di «prove scientifiche», analisi dei telefoni cellulari e intercettazioni. Il materiale ha portato la Procura a ritenere che quella che avvenne il 19 gennaio fu «una vera e propria imboscata», sia per il luogo scelto, sia perché i tifosi che attuarono l’agguato erano «travisati», secondo quanto dichiarato da alcuni testimoni.

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