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Potenza, vendita Rolex falsi: sul caso Bollettino vince la prescrizione

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Potenza, vendita Rolex falsi: sul caso Bollettino vince la prescrizione

Al centro del processo un giro di falsi Rolex e Omega e parti contraffatte degli stessi orologi, con movimenti tra varie nazioni anche sulle due sponde dell’Oceano Atlantico

Martedì 23 Giugno 2020, 12:00

L’accusa aveva chiesto 7 condanne e cinque assoluzioni, la sentenza ha assolto con formula piena una sola degli imputati, Ida Bollettino e dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per tutti gli altri.

Finisce così al Tribunale di Potenza il caso dei falsi Rolex che aveva coinvolto, tra gli altri, una famiglia di noti gioiellieri di Potenza, i Bollettino, con una, Ida (difesa dall’avv. Leo Chiriaco) accusata in relazione all’acquisto di una collana, che è l’unica ad aver incassato la piena assoluzione e l’altro, Giovanni (avv. Massimo Maria Molinari), che chiude la partita con l’assoluzione per alcune accuse ma la dichiarazione di prescrizione per altre.

Prescrizione intervenuta anche per Umberto Annunziata (difeso dall’avv. Alberico Villani), Angelo Robert Corrieri (avv. Carmine Danna), Michael Corrieri (avv. Vincenzo Carrano) Umberto De Cunzo, Ciro Esposito (avv. Domenico Dello Iacono) e Mario Itri (difesi dall’avv. Domenico Dello Iacono), Anna Maria Metastasio (avv. Molinari) Giovanni Morano (avv. Giovanni Nicola Giuliano), Vincenzo Taiani (avv. Carmine Guadagno) e Leonardo Fernando Gorrasi (avv. Aniello Feleppa) con per Annunziata, Esposito, Itri e De Cunzo l’assoluzione per singole contestazioni.

Secondo l’ipotesi di accusa gli imputati avrebbero messo su un giro di orologi e parti di orologi falsi, delle marche prestigiose Rolex e Omega, che sarebbero stati acquistati negli Stato Uniti, e precisamente in Florida, da Michael Corrieri dotati di un falso certificato di autenticità e rivenduti in Italia a un prezzo di gran lunga inferiore a quelli di mercato, ma di gran lunga superiore ai pochi dollari per i quali erano stati acquistati. Nel dettaglio i «pezzi» falsi sarebbero stati quaranta. Per tre di questi, oltre ad alcuni scatoli recanti il logo di una famosa casa di gioielli, è stata esclusa la falsità facendo cadere l’accusa prima imputata ad Annunziata ed Esposito. Come pure l’assoluzione di Ida Bollettino (e per lo stesso capo di Esposito, Itri, De Cunzo e Giovanni Bollettino) deriva dalla caduta dell’accusa di aver acquistato una collana di perle rosa che sarebbe stata di provenienza furtiva. La sentenza, per questo, ha anche disposto il dissequestro e la restituzione alla stessa Ida Bollettino della collana.

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