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Potenza, stipendi «tagliati» a chi lotta col Covid-19

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Il palazzo degli uffici del San Carlo

Il palazzo degli uffici del San Carlo

Al San Carlo straordinari più che dimezzati senza avviso

Domenica 26 Aprile 2020, 14:19

14:20

POTENZA - A parole sono eroi (dietro i quali ci si mette anche per nascondere responsabilità aziendali) nei fatti sono bistrattati. Ieri il personale dell’ospedale San Carlo impegnato in prima fila nella guerra al Covid ha ricevuto le buste paga e le ha trovate tagliate. Non solo non c’erano i 100 euro di incentivo simbolico previsto dal decreto «Cura Italia» ma anche le voci ordinarie erano decurtate. Al posto dello straordinario, in particolare, compare una voce nuova «Straordinario Covid-19» non prevista da nessun contratto, non discussa con nessuna organizzazione e che, a dispetto di un maggior rischio e maggior impegno chiesto a chi sta a lottare con il virus taglia gli importi di oltre la metà: un infermiere che per lo straordinario normale prendeva 27 euro lorde l’ora scende a 12, un importo che al netto basterà si e no a comprare una mascherina da tenere a casa per non sottoporre i suoi stessi familiari a rischio contagio.

Ugualmente un dirigente medico che prendeva 60 euro scende a 27 (sempre lorde). E anche nell’area personale delle marcature di presenza quelle del mese di febbraio contrassegnate col codice aziendale «9 enter» che corrispondono allo straordinario sono scomparse per essere sostituite da un inedito “straord. Covid-19”.

Un paradosso, si diceva, commentato dagli interessati come una mortificazione. «Avremmo preferito - dicono - trovare la busta paga senza il pagamento dello straordinario piuttosto che il riconoscimento di una cifra offensiva e arbitraria». La questione, insomma, va oltre il mero dato economico per coinvolgere aspetti motivazionali e di dignità. Perché la sensazione vissuta dagli interessati è che mentre loro non si risparmiavano nella lotta all’emergenza, qualcuno decideva alle loro spalle senza nemmeno sentire il dovere di comunicare le decisioni assunte.

«Non ci sono scuse che possano reggere - accusa la Uil Fpl parlando di beffa del 25 aprile - tanto meno quella secondo la quale la Regione non avrebbe trasferito le risorse necessarie. Così come è avvenuto in circostanze meno drammatiche, l’Azienda Ospedaliera San Carlo avrebbe potuto tranquillamente anticipare». E invece no. Una sorpresa che sa di schiaffo e che nemmeno dà elementi di chiarezza. «Dal cedolino che è stato messo nell’area personale di ciascuno - spiegano i lavoratori - non si capisce nemmeno se si tratti di una somma corrisposta a titolo di anticipazione o, come sembra, sia una riduzione unilaterale decisa dall’azienda. E questa è l’ennesima mancanza di rispetto, in particolare per chi, per amore del proprio lavoro, quando è stato chiamato a un impegno fuori dal comune per quantità e rischio non ha battuto ciglio, non ha chiesto patti o impegni scritti ma si è buttato a capofitto nel lavoro fidandosi dell’azienda».

Azienda pronta a chiamarli eroi e a nascondersi dietro questi professionisti quando riceve critiche, a raccogliere le tante donazioni spontanee giunte per sostenere il loro lavoro ma pronta anche a dimenticarsene un momento dopo.

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