Autogestione
Melfi, dopo la rivolta detenuti del circuito «Alta sicurezza» rifiutano di rientrare in cella
La denuncia del sindacato Osapp: lo Stato non può consentire una pelle condizione di resa
Dopo la rivolta nel carcere di Melfi culminata con il sequestro di quattro poliziotti penitenziari e 5 operatori dell’area sanitaria, «i detenuti del circuito 'Alta Sicurezzà, si sono imposti con forza e prepotenza, rifiutando di entrare categoricamente nelle proprie celle e, pretendendo di circolare liberamente all’interno delle sezioni detentive, una sorta di autogestione, quando, invece, sarebbero dovuti rimanere chiusi, nelle sezioni».
Lo sostiene l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), che avverte: «lo Stato non può consentire una così palese condizione di resa alle violenze né può piegarsi al volere di chi ha violato le regole e impone con forza criminale le sue regole».
«Presso il carcere di Melfi si registra una gestione da parte della Direzione gravemente insufficiente che si ripercuote in particolar modo sul personale di Polizia penitenziaria, che vi presta servizio e che dal giorno del sequestro sta vivendo una sequela di gravi difficoltà. La stessa Direzione non sarebbe in grado di porre in essere gli urgenti correttivi rivolti a ripristinare l’ordine e la sicurezza interna», afferma il sindacato, che chiede perciò «un urgente ed autorevole intervento da parte delle autorità politiche»