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La gente di Avetrana non parla vuole solo dimenticare

 
Rita Schena

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Rita Schena

Martedì 21 Febbraio 2017, 19:00

20:45

AVETRANA (TARANTO) - Le ultime ore, prima che i carabinieri suonassero al citofono della villetta in via Grazia Deledda, Michele Misseri le ha trascorse scrivendo una lettera per la nipote Sarah in cui chiede più volte perdono e parlando per circa mezz'ora con uno dei suoi legali di fiducia, Luca Latanza. Alle 16.15 il cancello della villetta si è aperto e l’agricoltore di Avetrana (camicia a quadri marrone, maglione grigio, jeans e una busta della spesa in mano contenente gli effetti personali), condannato definitivamente ad otto anni di carcere per concorso in soppressione di cadavere, proprio quello della nipote quindicenne Sarah Scazzi, è stato fatto salire a bordo di un’auto dei carabinieri tra la ressa di giornalisti, cameraman e fotografi. In strada neanche un curioso, come se il paese volesse dimenticare in fretta quanto accaduto più di sei anni fa.

Nessuno, tra i vicini di casa, ha avuto voglia di parlare. «Quello che è fatto è fatto» ha detto soltanto un’anziana signora che abita a pochi metri dai Misseri, «il resto non mi interessa». Poco dopo anche il fratello di Michele, Carmine, pure lui condannato per concorso nella soppressione del cadavere, si è visto arrivare a casa i carabinieri che gli hanno notificato l’ordine di carcerazione in base al quale dovrà scontare quattro anni e 11 mesi di reclusione. A breve distanza da via Deledda, è rimasta muta e blindata nella sua abitazione Concetta Serrano, mamma di Sarah e sorella di Cosima.
«Cosa devo dire? La giustizia ha fatto il suo corso. Non posso commentare il lavoro dei magistrati» ha detto Antonio Minò, sindaco di Avetrana, contattato poco dopo la lettura della sentenza della Corte di Cassazione. «Questa - ha aggiunto - è una storia privata. Il paese è sano. E’ vero che c'è stata una grande attenzione da parte dei mass media: ognuno fa il suo lavoro. La stampa per quanto mi riguarda ha esagerato, anche perché fatti del genere accadono in tutta Italia, ma è il corso della giustizia quello che conta».

«E' una sentenza che pone fine alle polemiche nei confronti della Procura e premia il lavoro scrupoloso svolto dai carabinieri, da tutti gli investigatori e dai pm Buccoliero e Argentino». Così il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, ha commentato la sentenza. Amareggiato uno dei difensori di fiducia di Michele Misseri, Luca Latanza. «La conferma della condanna era una delle possibili conclusioni. Si chiude una vicenda che, comunque, ha dei vuoti - ha detto Latanza - abbiamo una sentenza di tipo giudiziario, una realtà giudiziaria, ma una realtà fattuale forse non la conosceremo mai, la realtà vera».
Michele Misseri «è molto provato - ha aggiunto il suo legale dopo che l’agricoltore era stato portato via - si aspettava di svolgere un altro giudizio di merito per portare avanti la sua tesi. Non si aspettava una conclusione così rapida». In carcere a Taranto - è scritto nel provvedimento restrittivo della Procura generale presso la Corte di appello del capoluogo ionico - 'zio Michele' non potrà avere contatti con la moglie Cosima e la figlia Sabrina, zia e cugina di Sarah che, secondo tre gradi di giudizio, la eliminarono in una ribollente giornata di agosto. (dell’inviato Paolo Melchiorre, ANSA)

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