BARI - Lavoro nero e caporalato costituiscono «un fenomeno criminale che interessa certamente tutto il Paese ma che segna in maniera specifica il nostro territorio», accanto alle emergenze legate ai «ghetti clandestini» che costituiscono un «attentato ai principi della convivenza umana» e ai migranti la cui condizione di richiedenti asilo li trasforma spesso in «vittime dello sfruttamento». Sono i temi al centro dell’intervento del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bari, Annamaria Tosto, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
L’intervento parte dal ricordo di un tragico evento: «il 13 luglio 2015 nelle campagne di Andria la signora Paola Clemente, bracciante agricola, moriva di troppo lavoro».
«L'imprenditoria agricola del barese, del nord barese ed in misura ancora più significativa del foggiano, - ha aggiunto - ricorre in maniera massiccia al lavoro nero e ricorre sistematicamente all’intermediazione illecita della manodopera; lo sfruttamento dei lavoratori è una piaga che non si rimargina, al contrario nelle nostre campagne si va aggravando». «Si tratta - afferma Annamaria Tosto - di una forma di criminalità che per estensione, interessi economici coinvolti e concrete modalità di realizzazione, non solo incide, distorcendole, sulle leggi del mercato legale, ma costituisce terreno di conquista della criminalità organizzata, che si sostituisce allo Stato».
«I ghetti clandestini del Foggiano, Mezzanone, Rignano, ma anche i centri di accoglienza per Richiedenti Asilo costituiscono - secondo Tosto - un attentato ai principi fondamentali che presidiano le regole della convivenza umana e sono serbatoio di manodopera, ingaggiata illegalmente, sfruttata, spesso ridotta in schiavitù dalla criminalità organizzata. Sono realtà che chiamano tutte le istituzioni ad un intervento che non è più rinviabile». L'intervento del procuratore Tosto si sofferma anche sul tema della migrazione. «Clandestinità e condizione di richiedente asilo - dice - sono i luoghi dove il migrante si trasforma in vittima dello sfruttamento, dove aumenta in maniera esponenziale il livello due rischio cui i minori non accompagnati sono esposti, dove i modi dell’accoglienza si avvicinano al degrado e dover infine, allignano malaffare, corruzione, e possibili radicalizzazioni religiose».
«Chi oggi si fa carico dell’accoglienza e dell’integrazione - conclude Annamaria Tosto - deve poter contare sull'applicazione di tutte le regole e di tutti i filtri previsti dalle leggi per negare l’ingresso a chi non ne ha diritto, a chi è portatore di culture eversive e fondamentaliste».