Turi, terra della «Ferrovia»: «Vogliono strangolarci»
Denuncia: «Manovra della grande distribuzione per abbattere i prezzi»
di Valentino Sgaramella
BARI - «Ora il vaso è davvero colmo; è arrivato il momento di scoperchiare il vaso di Pandora e dire la verità facendo emergere ciò che tutti sanno e fingono di non sapere». Il nuovo provvedimento che impone alle aziende agricole di iscriversi alla «
La sua amara riflessione: «Devo inserire i dati della mia azienda sul portale Inps. La risposta arriva dopo 30 giorni perché i tempi italiani sono biblici – si sfoga - mi fanno stare con la spada di Damocle sul capo. E se la risposta è negativa, non posso vendere il prodotto?». L’imprenditore sbotta: «Se pensate che l’agricoltura sia paragonabile al settore industria vi sbagliate». Con questa certificazione bisogna assicurare il pagamento dei contributi previdenziali per l’operaio che raccoglie le ciliegie. Poi ottemperare alla normativa 626 in materia di sicurezza sul lavoro. Per la prima volta Palmisano ammette: La prego di scrivere di togliersi dalla mente l’idea che un operaio che sale su una scala per raccogliere ciliegie deve essere imbracato ed usare i caschi protettivi. Non è concepibile». Seconda questione. «L’azienda familiare che non ha partita Iva che deve fare? Qui abbiamo famiglie con appena un ettaro di ciliegeto e lavorano marito, moglie e figli».
In città in questo periodo giungono stranieri a frotte. La concentrazione di questa manodopera potenzialmente senza diritti fa ipotizzare il reclutamento da lavoro nero. «Siamo costretti ad attingere ai lavoratori stagionali stranieri. Gli italiani in campagna non vogliono lavorare più», batte i pugni sul tavolo Palmisano. Terza questione: il costo di un operaio per ogni giornata di lavoro va scomposto tra i 40 euro di retribuzione ed i 12,50 al giorno di contributi previdenziali. «Io dovrei pagare da contratto nazionale 54 euro al giorno ad operaio. Non esiste: sappiano a Roma che nessuno versa questa cifra». A quel punto qualcuno per eliminare la spesa previdenziale può ricorrere al lavoro nero. La sua proposta: «pagare meno pagare tutti. Noi ci confrontiamo su un mercato globale, metteteci nelle condizioni di pari opportunità con tutt».
Tommaso D’Addato responsabile Uci, patronato Copagri di Turi, interviene sulla questione. «Il provvedimento nasce a seguito di accertamenti su lavoro nero e sottopagato, è facoltativo, i produttori venderanno lo stesso le ciliegie». Tuttavia aggiunge: «la verità è che i grandi commercianti si sono accordati sul punto con la grande distribuzione per cui chiedono ciliegie da produttori iscritti a questa rete». La sua proposta: «è giusto adottare la certificazione ma in cambio chiediamo di spuntare un prezzo maggiore alla vendita per le aziende in regola». Infine considera: «Non posso escludere che la misura serva ad abbassare ancora il prezzo alla produzione; giungeranno ciliegie da Egitto, Spagna e Turchia, l’offerta aumenterà e ci diranno che la produzione priva di certificazione va esclusa a meno che il prezzo non si riduce».