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Fuoco nella cella vicina a quella di Michele Misseri

 

Martedì 19 Ottobre 2010, 17:18

02 Febbraio 2016, 22:26

TARANTO - Un detenuto maghrebino con seri problemi di equilibrio mentale ha appiccato il fuoco nella sua cella del carcere di Taranto per togliersi la vita. E’ avvenuto sabato scorso – ma la notizia si è appresa oggi – nel reparto isolamento, a poca distanza dall’infermeria in cui è rinchiuso Michele Misseri, reo confesso dell’omicidio della nipote Sara. A darne notizie è il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria che parla di “tragedia sfiorata, evitata grazie all’intervento degli agenti”. 

Il detenuto, con un accendino, ha dato fuoco al materasso e alle suppellettili. Un fumo intenso ha avvolto subito l’intera sezione isolamento ove erano rinchiusi altri detenuti, che hanno cominciato a chiedere aiuto. Federico Pilagatti, segretario del sindacato, ha detto che “il comandante e alcuni poliziotti penitenziari, a rischio della loro incolumità, senza maschere e con un panno imbevuto d’acqua sul viso per difendersi, si sono gettati nella colonna di fumo per aprire le celle dei detenuti e portarli in salvo all’esterno. Nel frattempo sono arrivati gli altri rinforzi con le maschere antigas ed estintori, riportando la situazione sotto controllo. Anche il detenuto magrebino è stato salvato ed allocato in altro posto”. 

Il Sappe ribadisce che questo episodio “non è che l’iceberg di una situazione di disagio e malessere che viene vissuta nel carcere di Taranto a causa dell’ormai non più accettabile sovraffollamento di detenuti: oltre 600 a fronte di 260 posti, e che scatena comportamenti sempre più drammatici dei detenuti” e chiede al sindaco di Taranto di emettere “un provvedimento in cui decreti la chiusura di alcune sezioni detentive, qualora l'Amministrazione penitenziaria non si impegni a riportare la situazione igienico sanitaria all’interno del penitenziario, nel rispetto delle legge e della costituzione”.
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