Ne è passato di tempo da quando, tra il XV e il XVI secolo, lungo il litorale leccese furono costruite torri costiere di avvistamento per fronteggiare le incursioni dei saraceni nel Salento. Ora in quel lembo di litorale leccese noto col nome di Torre Veneri, tra le marine di Frigole e San Cataldo, sorge una base militare, in passato oggetto di polemiche. Ed è lì, a pochi passi dalla torre costiera, che negli ultimi tempi si lavora per il futuro digitale delle forze armate. Ovvero per coniugare armi e strumenti di difesa più o meno tradizionali con le più moderne innovazioni tecnologiche.
A Torre Veneri sono state allestite delle grandi tende da campo, come se i militari fossero impegnati in una vera e propria missione. E all’interno di quelle tende gli uomini in divisa lavorano davanti a computer e schermi che mostrano la dislocazione dei colleghi e dei mezzi, soprattutto carri armati di ultima generazione, sul territorio.
Attraverso appositi e sofisticati collegamenti radio, telefonici e satellitari è possibile che chi opera su un ipotetico «campo di battaglia», grazie ai palmari, sia costantemente in contatto con chi deve decidere l’azione da compiere ed è seduto davanti ad un computer a 10mila chilometri di distanza. «Un sistema di comando e controllo - hanno spiegato ieri i militari impegnati nella sperimentazione a Torre Veneri - In questo modo si può controllare subito cosa succede sul campo, dare l’ordine che deve essere eseguito e verificare gli effetti che quell’ordine dato ha avuto sul campo».
Una sperimentazione, quella ancora in atto nella base militare salentina, che vede coinvolti rappresentanti dell’Esercito (nello specifico, della Brigata Pinerolo), della Marina e dell’Aeronautica. In una strada di collaborazione interforze sempre auspicata e forse poco percorsa in passato. Ma che d’ora in poi può garantire, sul fronte della difesa nazionale e internazionale, risultati sicuramente migliori.
«L’Esercito italiano ha avviato un profondo processo di trasformazione e ammodernamento degli equipaggiamenti, per sfruttare le potenzialità della loro messa in rete, interfacciandosi con gli alleati della Nato con cui è impegnato in importanti missioni internazionali - precisano i militari - Il fulcro della teoria “netcentrica” risiede nell’interconnessione in rete di “sensori”, cioè elementi tecnici o umani che percepiscono e rilevano attività naturali e umane, “decisori”, cioè elementi che, sulla base delle informazioni disponibili, assumono una decisione, e “attuatori”, cioè elementi che mettono in pratica la decisione. Di solito si tratta armi, ma possono anche essere soldati. Tutti gli elementi sono integrati in un’unica struttura, per sfruttare sinergicamente informazioni e capacità operative».
Ovviamente l’esercitazione nella base di Torre Veneri si sta svolgendo nel rispetto delle disposizioni anti-Covid con mascherine, igienizzanti e - dove necessario - distanziamento di sicurezza.