Lunedì 08 Settembre 2025 | 00:42

Islanda - E' morto Bobby Fischer storico campione di scacchi

 
Islanda - E' morto Bobby Fischer storico campione di scacchi

Venerdì 18 Gennaio 2008, 00:00

24 Ottobre 2024, 17:39

REYKJAVIK (Islanda) - E' morto in Islanda Bobby Fischer, il più grande scacchista statunitense di tutti i tempi. Lo storico rivale del russo Boris Spasskij negli anni delle Guerra fredda è deceduto giovedì nella sua abitazione sull'isola scandinava, dove viveva da un paio d'anni. La notizia è stata resa nota dai media locali e confermata dal portavoce e da un amico. Non sono chiare le cause della morte, ma il 64enne scacchista era malato e, l'anno scorso, era stato ricoverato per un breve periodo in ospedale.

Robert James, detto «Bobby», era nato il 9 marzo del 1943 a Chicago da madre ebrea e padre medico. Dopo il divorzio dei genitori e un percorso scolastico alquanto accidentato, il giovane Bobby si appassionò da autodidatta al gioco degli scacchi. I primi successi arrivarono molto presto: a 13 anni divenne campione juniores degli Stati Uniti e a 14 vinse gli Open americani. Ma l'anno del grande successo fu il 1972, quando si aggiudicò il titolo di campione mondiale battendo a Reykjavik Boris Spassky, incontrastato numero uno al mondo per i 24 anni precedenti. Negli anni in cui la Guerra fredda si giocava anche sui tavoli di scacchi, Fischer stracciò l'avversario russo: 12 punti e mezzo contro otto e mezzo.

«Quando giochi con Bobby, il problema non è vincere o perdere», disse Spasskij, «il problema è sopravvivere». Fischer non riuscì a mantenere il titolo per più di due anni: lo perse nel 1975, quando si rifiutò di affrontare l'avversario russo Anatoly Karpov nei campionati di Manila.

Ma fu proprio il vincolo indissolubile con il rivale di sempre, Spasskij, a provocargli i primi problemi con le autorità statunitensi: nel 1992, sfidò l'embargo internazionale contro la Serbia di Slobodan Milosevic, per affrontare lo sfidante nell'ex Yugoslavia. Bobby battè di nuovo Boris: una vittoria che gli valse un premio in denaro pari a tre milioni di dollari. Poco dopo la partita, lo statunitense fece perdere le tracce di sè e tornò a farsi sentire soltanto dopo gli attacchi a New York e Washington l'11 settembre 2001. In un'intervista a una radio filippina elogiò gli attentati e disse che si auspicava che l'America fosse «annientata». Fischer non era nuovo a dichiarazioni scioccanti di questo tipo e non aveva mai fatto mistero dei suoi sentimenti antisemiti.

Il 13 luglio del 2004 fu arrestato all'aeroporto Narita di Tokyo, per aver tentato di imbarcarsi su un volo con un passaporto revocato dalle autorità statunitensi. Dopo otto mesi di detenzione, fu l'Islanda, patria della sua storica vittoria del 1972, a venirgli in soccorso. Nel 2005, il Parlamento di Reykjavik gli diede la cittadinanza per evitare l'estradizione negli Stati Uniti. Anche allora, il rivale di gioco si fece sentire: Spasskij scrisse una lettera aperta in cui affermava di essere pronto a condividere la cella con Fischer nel caso in cui imprigionato negli Usa. «Lasciateci solo giocare a scacchi», disse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)