Si chiama Masha, come la bambina del famoso cartoon russo. Ed è russa, bionda e testarda anche lei, solo che non vive in un bosco ma in una città che dista 300 chilometri da Mosca. Un giorno Masha è andata a scuola e ha compiuto un atto di libertà: invitata dall'insegnante a produrre un lavoro per sostenere i soldati russi al fronte, ha disegnato una bandiera russa con la scritta «No alla guerra», poi una ucraina con la scritta «Gloria all'Ucraina», aggiungendo due missili russi che uccidono una donna e una bambina. Da quel momento, la sua vita è cambiata: non ha più una casa, vive in un centro di riabilitazione per i minori e non ha nemmeno più un padre, visto che lui è stato arrestato.
La storia è complessa ed emblematica. È censura e coraggio al tempo stesso, è sfiducia, orrore, ma pure speranza. Perché una ragazzina sfida ogni potere, perché lo fa disegnando e sappiamo che il disegno non è come le parole, in quanto dice sempre la verità. E' la riscossa del piccolo Davide contro Golia, è il ragazzo che ferma i carri armati nella piazza di Tienanmen, la sintesi di proteste che stanno avvenendo in questi mesi, dalle giovani iraniane nelle piazze ai ragazzi dell'Afghanistan che lottano per i diritti. La scolara russa, prima media, è lontana da tutto questo ma ne incarna l'essenza, quella voglia di lottare che nessuno può soffocare e che ogni tanto qua e là nel mondo serpeggia, infiammando gli animi, sottraendo qualche giorno agli anni della rassegnazione.
Lei, la giovanissima Masha, non è per nulla rassegnata. Vive in un Paese che ha invaso un altro Paese e non ha nascosto le sue idee. Ora che è in una sorta di orfanotrofio, scrive a suo padre: «Non ti arrendere per me, sei il mio eroe». Un appello che probabilmente avrà accompagnato suo padre nella fuga dai domiciliari, finita ieri con l'arresto. Che tutto sia nato da un disegno sembra folle, ma è vero, visto che gli insegnanti della severissima scuola frequentata da Masha hanno allertato i servizi di sicurezza, appena la ragazzina si è presa la libertà di dar voce al suo pacifismo attraverso il disegno. Il racconto di quanto avvenuto sembra una cronaca dell'assurdo: padre e figlia sono stati convocati più volte dai servizi di sicurezza della Federazione Russa (Fsb). A quanto pare, la bambina è stata interrogata da sola, senza avvocato e la loro casa è stata perquisita; il padre ha detto di essere stato anche picchiato dagli agenti durante l'interrogatorio. E che si dica che lui, Alexei Moskalev, 54 anni, abbia a che fare con la Ong Ovd-Info e che sia un pacifista non significa nulla: nel 2023 dovrebbe ancora essere concesso di pensare diversamente da un regime e almeno il diritto di avere un'idea o di disegnare dovrebbe essere tutelato. Ma quest'uomo è stato giudicato colpevole di aver «screditato» l'esercito russo sui social (lui dice di essere stato hackerato) e condannato a due anni di carcere. Tutto per un disegno: pensate che c'è stato bisogno di un’operazione di intelligence congiunta «condotta ai più alti livelli» dal servizio segreto russo Fsb e da quello bielorusso Kgb per arrivare all’arresto a Minsk di questo padre pacifista con figlia pacifista. Alexei, indagato dopo quell'atto «ribelle» della sua Masha, aveva postato, pare, critiche sui social. Forse aveva sottovalutato il problema, forse aveva voluto insegnare a sua figlia che non esiste censura per l'animo umano, se non fai male a nessuno. E invece, un anno di guai per questa famiglia che non è più una famiglia. L’uomo, ai domiciliari, aveva tentato la fuga, probabilmente sapendo che stava per essere arrestato. Rotto il braccialetto elettronico, era scappato a Minsk poco prima della sentenza. Ma i servizi d’intelligence si sono mesi sulle sue tracce, seguendone i movimenti dal suo cellulare, fin oad arrivare al suo nascondiglio. Blitz, irruzione e arresto. Sempre per un disegno, sempre per qualche post. Masha in un centro per bimbi senza famiglia; il padre in cella; la madre chissà dove.
Un paradosso dei nostri tempi, una storia di ingiustizia, ora alla ribalta, che sarà presto dimenticata. Anche il disegno su quel foglio dell'album di scuola finirà chissà dove. Resterà il nome Masha, che nel cartoon ormai notissimo è una bimba vestita di rosa che ha a che fare con Orso. La Masha della realtà se la vede con un'intera Fattoria degli animali di orwelliana memoria, in cui i maiali Palla di Neve, Napoleone e Clarinetto comandavano e organizzavano il pensiero comune. E non serve aggiungere più nulla.