Nel Materano

Bernalda, «Odissea 104 per mio padre: serve la sua firma ma è immobile per la Sla»

Enzo Fontanarosa

Domanda respinta e burocrazia miope: la storia dalla Basilicata

BERNALDA - Valle a capire quali vie contorte prende a volte la burocrazie. La logica, a questo punto, si arrende. A farne le spese, ad ogni modo, è sempre il cittadino. Se poi di mezzo ci sono situazioni delicate, come quella di dover accudire genitori malati, si può arrivare fino all’autentico paradosso. Come nel caso di Maurizio Troiano di Bernalda. È lui stesso che sintetizza il tutto affermando di non poter «godere del diritto regolato dalla legge 104/92, cioè quello di poter assistere i miei genitori, entrambi anziani e disabili».

Perché non può farlo?

«In pratica, la domanda per poterne fruire è stata respinta dall’Inps in quanto mi contestano carente di un’autocertificazione a firma del disabile che attesti la sua disabilità».

Ci faccia capire bene.

«Si tratta di mio padre la cui disabilità è già stata riconosciuta dalla Commissione medica Inps. Lui è affetto da Sla. E non può firmare proprio per questa infermità che lo immobilizza al letto, attaccato ad ausili elettromedicali e un respiratore che lo tengono in vita. Ditemi, come potrebbe firmare?».

Suo padre, che ha 74 anni, in neppure un anno ha visto precipitare la sua situazione di salute: «Dopo che la malattia ha iniziato ad avanzare, l’ho accompagnato alla visita della Commissione medica, circa un anno fa, utilizzando una sedia a rotelle. Per questo all’Inps di Matera è già nota la sua disabilità. Ma la Sla è degenerata ad una velocità incredibile, tanto da costringerlo immobile a letto. Se ci penso, mi viene da piangere. Come posso, eventualmente, portarlo in giro in quelle condizioni quando tutti i referti dei medici specialisti sono chiarissimi a riguardo? E poi, lui è lì, prigioniero a letto e circondato da macchine salvavita».

Maurizio Troiano continua e si lascia andare ai ricordi: «Riguardo commosso le foto di lui con i nipoti, che gioca e vive una normale quotidianità. Questo accadeva non più tardi di un anno fa. La Sla, ripeto, è stata velocissima nel degenerare. Dico solo che lui accudiva mia madre, che di anni ne ha 68, a sua volta disabile. Mi pare assurdo come entrambi i miei genitori siano stati riconosciuti dall’Inps come malati gravi, oltre che anziani, e ora si chiede a lui di apporre una firma pure sapendo che non può assolutamente farlo».

Troiano aggiunge: «Mi sembra ancora ieri quando telefonavamo a casa dei miei per accertarci, io e mia sorella, delle condizioni di salute di mia madre. Ora è un continuo accertarsi per sapere come sta lui. Non ci sarebbe stata la necessità di fare alcuna richiesta, se consideriamo che mia madre, pur disabile, può badare alle sue piccole cose. Certo non a mio padre, nelle condizioni in cui è».

C’è chi vi aiuta in questa situazione?

«Si alternano nell’arco della giornata tre persone per mio padre. Vigilano su di lui e intervengono non appena i macchinari segnalano qualcosa che non va. Io, per lavoro, giro l’Italia e sono spesso all’estero, poiché dipendente di una multinazionale la quale, debbo riconoscerlo, come azienda mi è vicina e comprende la situazione. Ho sì una sorella, ma lei vive lontano da Bernalda. Mi chiedo, allora, come posso superare questo il limite che mi pone la burocrazia? Perché un funzionario poco zelante ai regolamenti non va a controllare la pratica invece di respingere senza comprendere la situazione? Chiediamo solo di poter esercitare un diritto senza dover sbattere sul muro di una burocrazia miope. Quando ho cercato di contestare la motivazione per la quale è stata respinta la mia domanda alle mie tante telefonate al call center Inps, in mancanza di riferimenti precisi, ho ricevuto risposte anche un po’ “creative”. Comprendo che dall’altro capo del telefono non conoscono la questione e non sanno a chi mandarmi. Per cui abbiamo dovuto ripresentare un’altra domanda inserendo un’autodichiarazione, su consiglio del call center. Temo, però, che sarà ancora respinta con la solita motivazione, secondo la logica che non rispetterebbe le procedure. Ma io che faccio? Debbo solo sperare in uno scrupoloso burocrate che guarda la documentazione e si renda conto che mio padre, completamente immobilizzato, non può apporre alcuna firma?».

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