Economia
Tari, Lecce è la meno cara tra le città pugliesi
Nonostante l’aumento del 4,9% deciso per il 2025
Tari: Lecce con la tassa più bassa fra i capoluoghi pugliesi, ma con un aumento del 4,9 per cento rispetto al 2024 quando l’amministrazione Salvemini raggiunse il 70 per cento della differenziata e quindi beneficiò di un bonus della Regione Puglia che fu investito per abbassare l’imposta. È quanto emerge dal Dossier Rifiuti 2025 di Cittadinanzattiva, che anche quest’anno offre una fotografia dettagliata dei costi sostenuti dalle famiglie italiane per il servizio di gestione dei rifiuti urbani.
La Tari media nazionale nel 2025 raggiunge i 340 euro a famiglia, con un incremento del 3,3 per cento rispetto al 2024. Una tendenza al rialzo che si conferma anche in Puglia, la regione più costosa d’Italia per la seconda volta consecutiva: qui la tariffa media tocca quota 445 euro, con un più 4,4 per cento rispetto all’anno precedente. In questo contesto, Lecce rappresenta un’eccezione positiva: con 372 euro, si posiziona ben al di sotto della media regionale e risulta il capoluogo pugliese con il costo più contenuto. Il dato, tuttavia, non è privo di ombre. La città registra comunque un aumento significativo rispetto al 2024, quando la spesa per le famiglie era di 354 euro: un balzo del 4,9 per cento, superiore al trend nazionale e in linea con quello regionale.
Il rovescio della medaglia è rappresentato da Andria, che nel 2025 si conferma il Comune più costoso della Puglia, arrivando a 491 euro per famiglia, con un incremento analogo a quello dell’anno precedente (+4,4 per cento). Un divario interno alla regione che evidenzia le profonde differenze nella qualità e nell’efficienza dei servizi di gestione dei rifiuti. Le regioni più economiche sono il Trentino-Alto Adige (224 euro), la Lombardia (262 euro) e il Veneto (290 euro), mentre le più costose restano la Puglia, la Campania (418 euro) e la Sicilia (402 euro).
Il Dossier sottolinea infatti come la spesa per i rifiuti sia determinata da vari fattori: disponibilità e modernità degli impianti, modelli organizzativi, capacità amministrativa dei Comuni, oltre all’adozione — ancora troppo limitata — della tariffazione puntuale, il principio secondo cui “chi meno produce meno paga”. Dove questo sistema è applicato con rigore, i costi risultano più contenuti e la fiducia dei cittadini maggiore.
Per Lecce, il risultato relativamente positivo del 2025 indica che esistono margini di efficienza e buone pratiche nella gestione del servizio. Tuttavia, l’aumento quasi del 5 per cento invita a riflettere su quanto resti ancora da fare per ridurre ulteriormente i costi, migliorare la qualità del servizio e avvicinare la città ai territori più virtuosi del Nord Italia. In un Paese che, come sottolinea Cittadinanzattiva, ha ormai raggiunto maturità normativa ma non ancora una vera omogeneità gestionale, la differenza può essere fatta da scelte amministrative lungimiranti e da un rapporto trasparente tra enti locali e cittadini. Per trasformare la virtuosità in un trend stabile, però, serviranno investimenti, pianificazione e una chiara volontà politica di mettere al centro efficienza e sostenibilità.