«Tenuto conto delle ultime prestazioni sfoderate dalle due squadre, sabato, tra Lecce e Sassuolo, mi aspetto un match aperto a qualunque risultato, equilibrato, che potrebbe essere deciso da un episodio come accade spesso nel calcio moderno. Magari da una palla inattiva. Considerata la filosofia dei due allenatori Di Francesco e Grosso, penso che entrambe le contendenti tenteranno di conquistare il bottino pieno ed avranno un atteggiamento propositivo». Ad inquadrare in questo modo la sfida in programma al “Via del Mare” tra la formazione salentina e quella emiliana è Emanuele Terranova, ex difensore del team giallorosso nella stagione 2009/2010 (27 presenze), e della compagine neroverde, dall’annata 2011/2012 a quella 2016/2017, in cinque delle quali è stato diretto dall’attuale trainer del Lecce.
«Nel Salento ho vissuto la prima avventura davvero importante della mia carriera - racconta Terranova, che è originario di Mazara del Vallo - Abbiamo vinto il campionato di serie B con De Canio in panchina, in un clima di grande entusiasmo. Una bellissima esperienza. Il legame con il Sassuolo è differenze, molto più stretto, in quanto non si riferisce al solo ambito professionale. Come calciatore, ho centrato un’altra promozione in A e sono arrivato in Europe League. Inoltre, mia moglie, che ha origini partenopee, ha sempre vissuto nella città emiliana, nella quale sono nati i miei figli e nella quale ci siamo stabiliti. Penso sia comprensibile che per i neroverdi abbia un affetto particolare».
Il Lecce ha messo in cassaforte cinque punti in sei turni, il Sassuolo nove: «Dopo la gara interna persa con il Cagliari, i giallorossi sembravano in crisi nera, invece hanno tirato fuori una buona prova contro il Bologna, ottenendo in extremis un pareggio che è stato fondamentale sul piano della convinzione, in quanto ha dato grande carica, per poi centrare il primo successo a Parma, in uno scontro diretto dal peso specifico notevole. Ora sono chiamati a dare continuità, innanzitutto alle prestazioni, ma anche muovendo la classifica. Gli emiliani hanno iniziato con una doppia sconfitta, ma poi si sono imposti in tre delle ultime quattro uscite, imprimendo una svolta al proprio cammino». Terranova approfondisce la disamina: «Sul piano della cifra tecnica ritengo che il Sassuolo abbia qualcosa in più dei prossimi rivali, soprattutto con il tridente offensivo composto da Berardi, Pinamonti e Laurientè. Il Lecce, però, avrà dalla propria parte il fatto di giocare al “Via del Mare”, con il sostegno di un pubblico che conosco bene e che sa “spingere” con passione i propri beniamini, infondendo loro una carica smisurata. Serviranno applicazione, attenzione, concentrazione ed intensità per l’intero incontro. Chi commetterà meno errori avrà buone probabilità di conquistare l’intera posta in palio».
L’ex difensore giallorosso conosce bene Di Francesco, che lo ha allenato per cinque stagioni: «Sono legato a lui da sincero affetto. Abbiamo un ottimo rapporto e gli devo tanto. Nelle annate trascorse a Sassuolo ci siamo regalati entrambi delle belle soddisfazioni. Che sia un bravo tecnico non penso che possano esserci dubbi se si considera ciò che ha fatto anche alla guida della Roma. Mi dispiace che le ultime esperienze che ha vissuto in panchina non siano andate per il verso giusto e spero che possa centrare la permanenza con il Lecce perché lo merita. Come trainer è meticoloso e, da professionista a professionista, pretende tanto dai propri calciatori, con i quali riesce a stabilire empatia». Riserva un pensiero a Graziano Fiorita: «Quando ho militato nel Lecce lui già lavorava per il club ed era uno di noi. La notizia della sua prematura scomparsa alla vigilia della partita esterna con l’Atalanta della scorsa stagione è stata un colpo al cuore ed ha scosso tutto il mondo del calcio». L’ultima chiosa è per Francesco Camarda, che dopo essere arrivato nel Salento dal Milan con l’etichetta del “predestinato”, che il ragazzo, con grande maturità, respinge, è balzato agli onori della cronaca per avere realizzato, nel giro di un mese, il suo primo gol in massima serie e tre reti in due gare con la maglia della nazionale under 21: «Che il 17enne di scuola rossonera abbia del talento è sotto gli occhi di tutti, avendo dimostrato di essere di gran lunga sopra la media in tutte le categorie giovanili nelle quali ha militato, quasi sempre “sotto età”. Ma il ragazzo deve continuare nel suo percorso di crescita senza assilli. Ha tutto per arrivare ad altissimi livelli, ma va accompagnato lungo il cammino con misura. In Italia, invece, c’è spesso la tendenza a pretendere tutto e subito».