Il turismo porta ricchezza e a caccia del tesoretto generato dai vacanzieri è andata Sociometrica che, elaborando i dati Istat 2024, stima la ricchezza creata dal turismo in ciascuno dei comuni italiani.
Il report “La ricchezza dei comuni turistici”, curato dalla società che si occupa della ricerca demoscopica tradizionale con lo sguardo a strumenti innovativi, come l’intelligenza artificiale applicata all’analisi economica e sociale, vede piazzata la città di Lecce al 61° posto nella classifica dei primi 100 comuni italiani a vocazione turistica, con un valore aggiunto di 270.357.824 euro, ma è quarta tra le città con la migliore performance nel decennio 2014-2024 con un incremento di vacanzieri pari al 93,8 per cento.
Ma in graduatoria c’è anche Gallipoli all’84esimo posto con 218.280.954 euro e Ugento all’89esima posizione con 211.685.150 euro.
La prima città della regione è Bari al 26esimo posto con 492.350.967 euro, più gettonata anche di Vieste che si trova al 30esimo posto con 475.448.596 euro. Queste le uniche città pugliesi in questa particolare hit parade.
Dall’analisi dei contesti, Sociometrica rileva due modelli di sviluppo turistico: «Il modello alberghiero, caratterizzato da un impatto economico significativo sulle economie locali e da una forte capacità di generare imprenditorialità specializzata nell’ospitalità; Il modello degli affitti brevi, prevalente nelle destinazioni balneari meridionali, che presenta un impatto economico limitato e non contribuisce allo sviluppo di un tessuto imprenditoriale strutturato».
Interessante l’elaborazione dell’offerta ricettiva. Per rimanere nel Salento, Porto Cesareo e Gallipoli risultano attive sulle piattaforme digitali con un numero di unità offerte pari a 1.827 per la prima con 40 alberghi e 1.639 per la seconda con 30 alberghi. Secondo Sociometrica, «la scarsa presenza alberghiera indica una limitata capacità di “creare e sviluppare aziende specifiche che operino nell’economia dell’ospitalità“, con potenziali ricadute negative sulla professionalizzazione del settore e sulla qualità dell’offerta turistica. Questi risultati confermano l’urgenza di politiche mirate per riequilibrare i due modelli e massimizzare l’impatto economico del turismo in queste destinazioni strategiche».
E nel report il modello Lecce viene enfatizzato. «Il Meridione si rivela come una sorpresa del decennio: Lecce, Bari e vari sottosistemi come la Costiera Amalfitana, le isole, Tropea-Capo vaticano, Taormina dimostrano come la combinazione vincente di Heritage culturale, autenticità enogastronomica e accessibilità economica possa conquistare nuovi mercati - si legge nel report - particolarmente quello del turismo familiare e delle giovani generazioni. Inoltre, c’è da segnalare che l’avvento delle piattaforme di affitti brevi che hanno creato molti problemi nelle grandi città d’arte, con un’offerta incontrollabile, nel sud, e in particolare nelle destinazioni balneari, hanno svolto un ruolo trainante molto importante, perché hanno messo su un mercato abbastanza standardizzato le abitazioni che prima avevano solo un mercato locale, estemporaneo e casuale nelle caratteristiche dell’offerta. Adesso questo patrimonio contribuisce a creare nuova offerta ricettiva, arrivando semmai al problema opposto, di non avere abbastanza hotel che possano tenere elevato la qualità complessiva delle destinazioni».
Dall’analisi emerge che le criticità determinate dal Covid sono state ampiamente superate e non solo. L’analisi condotta a livello comunale ha rivelato aspetti inediti del fenomeno turistico, permettendo di scrutare con precisione la capacità del turismo di generare ricchezza attraverso il valore aggiunto. L’approccio comunale consente alla fine di identificare con estrema precisione dove la ricchezza turistica viene effettivamente prodotta, rivelando l’esistenza di comunità “turismo-dipendenti” la cui economia e, talvolta, la stessa sopravvivenza sociale dipendono dall’industria dell’ospitalità.