I chiarimenti sulla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale e i relativi adempimenti sono stati inviati alla Corte dei Conti il 28 agosto, come previsto. I giudici contabili (magistrato istruttore il dottor Nunzio Mario Tritto) hanno chiesto chiarimenti su due delibere del 2023 e 2024 (l’ultima annullava la prima): la massa passiva (tutti i debiti accumulati, per i quali è stato deliberato il predissesto) nella seconda delibera diminuisce in maniera considerevole (di 50 milioni di euro). Il Comune di Lecce ha spiegato che si è trattato solo di un adeguamento. La Corte dei Conti avrebbe voluto capire su quale norma si sia basata la riformulazione di un piano finanziario a distanza di un solo anno. Adesso non c’è alcuna certezza che tutto fili liscio, come ha dichiarato apertamente in Commissione Bilancio, il dirigente dei servizi finanziari del Comune di Lecce, Pantaleo Isceri: «In passato è successo che i giudici contabili abbiano fatto valutazioni diverse rispetto ai tecnici del Ministero. La Commissione convocata a Palazzo Carafa nei giorni scorsi è stata fondamentale per capire se ci era sfuggita qualcosa. Abbiamo chiesto a chi ha governato se potevano darci ulteriori informazioni, ma non è emerso nulla rispetto a quello che sapevamo. Oggi il quadro è chiaro: non si poteva riformulare la delibera del 2023».
La convocazione della Commissione bilancio in cui si chiedevano soluzioni o suggerimenti anche all’ex sindaco, per la minoranza è stata una mossa politica per screditare chi ha governato precedentemente: secondo le opposizioni, bastava un tavolo tecnico. L’ex sindaco Carlo Salvemini ha minimizzato definendola una questione burocratica che si risolverà con il lavoro degli uffici tecnici e chiarendo che basta basare la risposta sulla relazione della Cosfel.
Ma c’è un errore di forma che è basato su una serie di altri errori, secondo il dirigente Isceri: c’erano delle finestre da sfruttare. «L’aver sottoscritto il Patto per Lecce ha riaperto una finestra che poi si è chiusa: non si poteva più riaprire per una riformulazione del 2024. La legge non consente un aggiornamento di questo tipo. Se il magistrato passa la linea della possibilità di riformulazione, che la Cosfel ha accettato, saremo tutti contenti. L’amministrazione Salvemini ha fatto il piano e la Poli lo sta rispettando. Nella diversità di colori politici c’è il fine comune e i giudici contabili, che analizzano quello che si è fatto dal 2023 al 2025, ne terranno conto. Se la Corte dei Conti non dovesse accogliere la linea della delibera (fatta perché c’era un errore), torniamo al 2023 e forse potrà essere riaperta la finestra da parte dei giudici contabili per far riformulare il piano. Gli errori sono tre: la delibera del 2019 bocciata, quella del 2023 con un errore di calcolo (si calcolano 73 milioni per il rientro anziché 23 milioni), quindi, nel 2024 viene sbagliata la formulazione». Cosfel (commissione per la stabilità degli enti locali) aveva chiesto di aggiornare il piano finanziario, ma non di rifare la delibera.
Formalità che però pesano. Numeri che fanno puntare il dito della maggioranza Poli sulla precedente amministrazione: «Con 50 milioni in meno sarebbe stato necessario scegliere la via del predissesto, che ha ingessato il bilancio e tagliato servizi - ha riflettuto il sindaco Adriana Poli - Con 23 milioni sarebbe stato siglato ugualmente il Patto per Lecce?».
Intanto, con la lettera del 28 agosto il Comune ha chiarito al giudice istruttore quello che è accaduto, senza poter citare una legge su cui si possa basare la nuova delibera del piano finanziario: «La riformulazione del Piano di Riequilibrio pluriennale intendeva principalmente procedere ad una attualizzazione del Piano approvato con la deliberazione n.19/2023, sia per correggere l’errore nella rappresentazione della entità del disavanzo, che per consentire una visione aggiornata del Piano stesso alla Iuce dell’avanzamento e del contributo, quantificato in maniera prudenziale». Il dirigente ha puntualizzato che l’aggiornamento e correzione è basato sulla lettera dei tecnici del Ministero. Nella delibera del 2023 era stato ricompreso erroneamente sia il disavanzo da riaccertamento straordinario dei residui, sia il disavanzo da Fondo Anticipazione di Liquidità (Fal). Un errore milionario con cui ancora bisogna fare i conti.