il fatto
Lecce, per il crac di Omfesa 4 anni di reclusione per l'ex assessore Ennio Pietro De Leo
L’ex assessore al bilancio al Comune di Lecce condannato per bancarotta fraudolenta. Prescrizione per il figlio
LECCE - Condanna a 4 anni di reclusione per l’ex assessore al bilancio del Comune di Lecce, Ennio Pietro De Leo, in merito al crac finanziario di Omfesa, la storica azienda con sede a Trepuzzi dichiarata fallita nel marzo del 2013.
La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Bianca Maria Todaro), al termine del processo di primo grado. Ennio De Leo, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione della Omfesa (Officine Meccaniche e Ferroviarie del Salento s.r.l.), specializzata in costruzione, riparazione e manutenzione di veicoli ferroviari, è stato ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta, con l’esclusione dell’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità.
I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dichiarato l’impossibilità ad avviare un’impresa commerciale ed a ricoprire incarichi direttivi per quattro anni.
Dichiarato il non doversi procedere per prescrizione riguardo a un’altra ipotesi di reato per bancarotta, per Ennio De Leo e il figlio, l’avvocato Gianluca De Leo, in qualità di legale rappresentante della Parfe s.r.l. (tra il 2 agosto del 2004 al 27 giugno del 2012). E anche per Giuseppe Pacchioni, 65enne di Mantova, legale rappresentante della medesima società, a partire dal 25 luglio del 2012.
La pubblica accusa aveva invocato la condanna a 4 anni e 6 mesi per Ennio De Leo e quella a 2 anni e 6 mesi per il figlio Gianluca e per Pacchioni.
Ennio De Leo, difeso dall’avvocato Donato Mellone, potrà fare ricorso in Appello contro la sentenza. Gianluca De Leo è difeso dagli avvocati Antonio De Mauro e Roberto Pascariello.
Nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm Giovanna Cannarile, il solo Ennio De Leo era accusato di avere alterato, tra il 2006 ed il 2011, la rappresentazione della situazione economico patrimoniale della società, permettendo all’Omfesa di chiudere ciascun anno con fittizi utili di esercizio e compensi straordinari a se stesso, quale presidente del Cda per un importo complessivo di circa 1.147.098 euro.
Secondo la Procura, Ennio De Leo, in concorso con il figlio Gianluca e con Pacchioni, a fronte dell’acquisto da parte della Parfe di debiti della Omfesa, presso società creditrici per un importo complessivo di 1.264.672 euro, compensavano tale credito con la cessione di un terreno di proprietà della Omfesa, per un valore complessivo di 1.080.000 euro.
Per questo secondo episodio, i giudici hanno disposto il non doversi procedere per prescrizione.