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La ricetta di Di Chiara: «Lecce, niente tabelle: ogni partita una finale»

 
Antonio Calò

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Antonio Calò

La ricetta di Di Chiara: «Lecce, niente tabelle: ogni partita una finale»

La corsa salvezza: «Cinque-sei squadre lotteranno per evitare la terz’ultima piazza»

Lunedì 03 Marzo 2025, 13:06

LECCE - «Il cammino del Lecce è quello tipico di una squadra che punta a salvarsi. Considerato il calendario con il quale dovranno fare i conti da qui alla conclusione del torneo, con pochi scontri diretti a disposizione e diverse sfide con le prime dieci, i salentini dovranno tirare fuori dal cilindro qualche colpo ai danni dei team più quotati. Questo significa provarci sempre e comunque contro tutte le rivali, pensando ad un match per volta, senza fare tabelle. Con il Monza parecchio staccato ed il Venezia che è attardato e spesso si esprime bene ma raccoglie poco, ci sono cinque-sei formazioni che dovranno battagliare strenuamente per evitare la terz’ultima piazza che, come ultima e penultima, porta in B». L’analisi è di Alberto Di Chiara, ex centrocampista del Lecce e della Fiorentina, che ha assistito alla sfida tra viola e giallorossi andata in scena venerdì, al «Franchi».

«È stata una gara mediocre, come mediocre è, da diverse stagioni, la massima serie italiana, che fa registrare una cifra tecnica complessiva molto bassa - afferma l’ex attaccante, che nel Salento è stato tra i grandi protagonisti della prima storica promozione in A del club all’epoca presieduto da Franco Jurlano -. La “Viola” ha palesato tutti gli impacci del momento delicato che sta vivendo. Ha trovato subito il gol grazie ad una splendida giocata sull’asse Dodo-Gosens e poi ha badato a non correre rischi, invece di provare a chiudere i conti. Non lo ha fatto nemmeno quando ha beneficiato di uno dei “rigorini” previsti dai regolamenti assurdi del calcio moderno. L’assenza di Kean, che è stato sin qui determinante nel percorso dei toscani, ha fatto il resto. Il Lecce si è difeso con ordine ed ha evidenziato compattezza ma, al momento di avanzare, sono emersi dei limiti non da poco. Ha avuto anche un paio di occasioni, una delle quali clamorosa nel finale, con Veiga, ma sono scaturite da svarioni degli avversari, non da una manovra fluida».

Di Chiara non ritiene che si possano trarre delle conclusioni dal confronto del «Franchi»: «Sta accadendo sovente che le indicazioni emerse in una giornata vengano smentite in quella seguente o un paio di turni dopo. La “Viola” era stata esaltata dopo il 3-0 rifilato all’Inter nel recupero del 6 febbraio e sembrava lanciatissima. Invece, è incappata in tre stop di fila ed ha battuto il Lecce senza brillare. I salentini hanno fatto benissimo a Parma ed hanno ottenuto due buoni pareggi contro Monza e Bologna, prima di rivelarsi opachi contro l’Udinese e contro l’undici diretto da Palladino. Ecco perché bisogna incentrare tutte le proprie energie sempre e solo sul match successivo».

Per il Lecce sarà quello in programma sabato, alle 18, contro il Milan, al «Via del Mare». Federico Baschirotto e compagni dovranno duellare contro una delle big tradizionali del calcio italiano, che è anche la più grande delusione della stagione. «I rossoneri stanno vivendo una annata nella quale le delusioni sono di parecchio superiori alle gioie. Sulla carta, hanno di gran lunga più qualità dei salentini, ma hanno fatto delle figuracce anche con compagini medio-piccole. Nel Milan, come in molte altre società italiane, c’è una proprietà impersonale, lontana anni luce dalla passione dei tifosi. Non si capisce chi prende le decisioni e chi se ne assume la responsabilità. Tutto ciò contribuisce a creare degli organici nel cui ambito manca il senso di appartenenza. Da questo punto di vista, invece, il Lecce è uno dei pochi sodalizi riconducibili a delle persone fisiche, che comunicano le strategie, che ci mettono la faccia. Il questo contesto, i calciatori “sentono” la maglia che indossano, sono consapevoli di rappresentare un intero territorio. Tornando alla gara di sabato, è difficilissima, ma la squadra allenata da Giampaolo deve essere pronta a sfruttare le amnesie che hanno sin qui caratterizzato le partite dei loro prossimi rivali. Se il risultato non dovesse essere quello sperato, allora si preparerà la sfida seguente, credendoci».

Il Lecce stenta a trovare la via del gol: «Serve equilibrio tra le due fasi. La solidità difensiva è fondamentale, è un buon punto di partenza. Ma per vincere è necessario andare in rete. I giallorossi devono riempire l’area con più uomini. A Firenze non ci sono mai riusciti. Al contempo, devono sfruttare meglio le fasce. Il resto, per chi deve salvarsi, lo fanno intensità, capacità di soffrire e dedizione».

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