GAGLIANO DEL CAPO - «Gucci intervenga per evitare i 120 licenziamenti al calzaturificio Sud Salento». La richiesta parte all’unisono dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil che, attraverso le rappresentanze di categoria, rifiutano la decisione dell’azienda di chiudere le attività nell’opificio che ha sede nella zona industriale di Gagliano, mandando a casa 120 unità. Il calzaturificio Sud Salento, guidato dalla famiglia Abaterusso di Patù, oltre a quella di Gagliano, ha sedi produttive anche a Corsano e ad Alessano. La realtà gaglianese è quella più significativa e già a ottobre (la Gazzetta del Mezzogiorno fu la prima a lanciare l’allarme) le nuvole di crisi cominciarono ad addensarsi, stante il calo di richieste dell’extralusso.
La Sud Salento produce in esclusiva per il noto marchio Gucci, ed è a questa maison che le segreterie provinciali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec si rivolgono. «La scelta della Sud Salento di Gagliano del Capo di aprire la procedura per il licenziamento per 120 lavoratori – tuonano i sindacati – sarebbe totalmente inaccettabile se non fosse arrivata in un innegabile momento di profonda difficoltà del Tac (tessile abbigliamento calzaturiero), più un anno di cassa integrazione trascorsa e, in particolare, la profonda crisi che da tempo attraversa il settore calzaturiero, specificatamente per i reparti di montaggio della calzatura».
Tempo fa gli amministratori del calzaturificio, quando fu aperta la vertenza, avevano sottolineato come la crisi fosse grave a causa delle scarse commesse e che, superati gli ammortizzatori sociali, i licenziamenti sarebbero stati inevitabili.
«L’aggravante ancor più evidente – rimarcano Cgil, Cisl e Uil - è che l’azienda produce quasi esclusivamente per il gruppo Kering, con produzioni totalmente a marchio Gucci: agli addetti ai lavori è nota la situazione non proprio rosea degli andamenti di vendita di Gucci». Da qui l’appello a interventi diretti della casa di moda. «Riteniamo, però – è la strada tracciata dalle sigle sindacali - che debbano essere il marchio Gucci, e prima ancora l’azienda che alimenta la Sud Salento, la Pigini, a fare uno sforzo ulteriore per ridurre il numero di licenziamenti in un lembo d’Italia, dove non sarebbe solo difficile, ma sicuramente impossibile, ricollocarsi sul mercato del lavoro».
Per ora i sindacati non firmano. «Valuteremo bene la possibile firma dell’accordo con il numero di licenziamenti dichiarati – annunciano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec - anche alla luce dell’attuale aumento della produzione e, secondo quello che ci riportano i lavoratori, del lavoro straordinario che si sta svolgendo in questi giorni. Necessita ridurre le unità in esubero e incentivare un affidabile ed equilibrato rilancio aziendale – concludono - con una reale negoziazione tra le parti, per non dover ricorrere a enti e istituzioni esterne, come la task force regionale per l’occupazione, quali regolatori terzi della difficile vertenza in atto».