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Aerei e treni, viaggiare costa troppo: il dramma dei lavoratori salentini

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

Aerei e treni, viaggiare costa troppo: il dramma dei lavoratori salentini

Proibitivo per molti rientrare dal Nord. Sos dei sindacati al governo

Giovedì 31 Ottobre 2024, 09:47

LECCE - Anche quest’anno migliaia di lavoratori salentini, precari e non solo, sono costretti a vivere lontani dalla loro terra e dalle loro famiglie, soprattutto quelli della scuola. Si tratta di tante storie di sacrifici per un futuro più roseo, con gli stipendi più bassi d’Europa e un’inflazione che ha reso ancora più debole il loro potere d’acquisto.

In questo scenario si innesta un aumento insostenibile del costo del trasporto pubblico e le speculazioni su voli e treni nei giorni di festa. Docenti e personale Ata sono inferociti: lamentano un diritto alla mobilità reso sempre più difficile per chi viene da territori ai margini, come quello salentino, collegati male e lontani da tutto.

I voli low cost in questo weekend di festa schizzano fino a 500/600 euro per un’andata e ritorno da Brindisi a Milano. Non va meglio con treni, che raggiungono i 300 euro e anche più. Troppo per gli stipendi dei collaboratori della scuola salentini, che si attestano intorno ai 1200 euro, ma anche per i docenti, che ne guadagnano circa 1500/1600, e devono pagarsi una casa al Nord. Un viaggio in auto diviso in due, con le spese dell’autostrada costa di meno (circa 180 euro a testa con un’auto Gpl). È un vero e proprio incentivo alla mobilità insostenibile, che riempie le strade di auto e smog.

«Ci aspettavamo che questo governo, con il Pnrr, desse contributi e agevolazioni ai lavoratori più svantaggiati, che lasciano le loro case per andare a lavorare a mille chilometri di distanza - sottoliena Wilma D’Amato dello Snals - In campagna elettorale l’attuale governo ne aveva fatto un cavallo di battaglia, ma non si è visto nulla. Ci vuole una posizione chiara da parte dei nostri politici. Non vanno bene questi costi esorbitanti nel trasporto pubblico. Noi siamo un territorio svantaggiato, molti docenti sono monoreddito. Sono in difficoltà persino i precari che hanno una supplenza di 6 ore a Santa Maria di Leuca e rinunciano perché con i costi superano il guadagno, figuriamoci quelli al Nord».

«Tanti leccesi con la famiglia qui non possono tornare a casa nei ponti e nei giorni liberi per questi prezzi assurdi - incalza Francesca Franza, segretaria generale Flc Cgil - Ci vorrebbe una conferenza dei servizi prima di prendere decisioni. Ho avuto a che fare con una docente che lavorava al Nord e voleva dimettersi perché non riusciva a stare con i figli rimasti al Sud. Tante famiglie non riescono a ricongiungersi con un trasporto pubblico così oneroso. Chi viene immesso in ruolo ha un vincolo triennale che separa le famiglie. Non parlo delle diarie dei politici, ma ci vorrebbe un riconoscimento economico per i viaggi di chi è costretto a lasciare la famiglia. Sono situazioni ingiuste e che rendono diverso il lavoratore del Sud, che è un nuovo emigrante interno svantaggiato. In molti con il concorso Pnrr si sono dovuti spostare in auto in paesini irraggiungibili della Calabria. Si pensa solo al viaggio turistico, non a quello drammatico di necessità. Senza contare i treni, mai in orario. Siamo all’estremo Sud, siamo svantaggiati e i nostri lavoratori, in base all’articolo 3 della Costituzione, dovrebbero essere aiutati a raggiungere i centri economici del paese senza disuguaglianze nella mobilità».

«I prezzi dei trasporti sono insostenibili per gli stipendi di oggi - aggiunge Giuseppe Guagnano (Filt-Cgil) - Tanti studenti fuori sede sono bloccati. Bisogna fare pressione sulla politica per cambiare le cose. Questo è un paese che si sta impoverendo, oggi la famiglia non riesce a far tornare lo studente a casa».

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