salute

L’influenza mette a letto 13mila salentini

Maddalena Mongiò

Fedele: «Gli effetti dell’infezione ridotti per i vaccinati»

LECCE - L’influenza e i suoi “parenti” mettono a letto 13mila salentini nella peggiore campagna di vaccinazione degli ultimi anni, causa scarsa adesione. E la “disattenzione” dei salentini non riguarda solo la somministrazione del vaccino antinfluenzale, ma anche quello anti Covid. Al momento sono state somministrate 180mila dosi di antinfluenzale e solo 10mila richiami Covid. Un dato che assilla l’autorità sanitaria e Alberto Fedele, direttore del Dipartimento di prevenzione della Asl di Lecce, insiste per una corsa al vaccino visto che il picco influenzale non è stato ancora raggiunto e quindi c’è la possibilità di immunizzarsi dall’infezione, senza trascurare quella contro il Covid visto che quando colpisce persone fragili non ha perso la sua cattiveria continuando a fare vittime.

«È ampiamente dimostrato che gli effetti dell’infezione sono assolutamente ridotti per i vaccinati – insiste Fedele – per gli altri, purtroppo, stiamo registrando più decessi. Se qualcuno pensa che gli effetti non siano così gravi, si sbaglia e nei casi più severi c’è una prevalenza di soggetti che non hanno fatto i richiami o addirittura non hanno completato il ciclo di base. Sento dire che c’è paura di effetti collaterali: ci sono con tutti i farmaci, ma i vaccini antinfluenzali e anti Covid ne presentano meno di tanti medicinali che vengono assunti senza pensarci. Per questi timori si finisce per rischiare forme gravi o il ricovero: è evidente che c’è una sottovalutazione del rischio e questo soprattutto nei soggetti che hanno malattie croniche o che una certa età». Questo lo scenario che conduce a un incremento delle malattie respiratorie «che stanno andando alla grande. L’incidenza delle forme simil influenzali ci ha portati a quasi tredicimila casi che includono, ovviamente, anche malattie dell’apparato respiratorio. Quelle che interessano i bambini ci preoccupano meno in questo momento perché sono più contenute, anche se anche in Pediatria ci sono bambini piccoli con il Covid, ma in forma non preoccupante, ci preoccupano i pazienti dei reparti Infettivi e Rianimazione che continuano ad arrivare al decesso. È un vero peccato perché si potrebbero evitare o comunque una gran parte potrebbe guarire».

E proprio per questo Fedele batte il tasto della vaccinazione: «In questo momento registriamo un maggior afflusso, diciamo una certa pressione che comunque è relativa ed è dovuta al fatto che diciamo ci si sta rendendo conto che la situazione sta montando. Da qui nasce la maggiore richiesta di prestazioni vaccinali che, ovviamente, non possono essere erogate allo stesso modo in cui è avvenuto durante la pandemia. Lì avevamo una potenza di fuoco che oggi, ma comunque ci sono quattordici sedi ambulatoriali in tutta la provincia, una ventina di farmacie che partecipano alla campagna, quindi abbiamo diversi punti di erogazione e poi i medici medicina generale che aderiscono. Se c’è un’adeguata richiesta credo che la risposta possa essere abbastanza soddisfacente».

I numeri, al momento, sono impietosi talmente bassi come mai si era registrato negli anni precedenti con in più lo spettro di una forma influenzale che, rispetto allo scorso anno, si sta manifestando con maggiore aggressività. «In Italia ci sono duecento morti a settimana, nella nostra provincia siamo a tre la settimana nelle strutture ospedaliere, quindi certamente poi sul territorio ci sono altre morti per Covid. È importante avere attenzione anche per l’utilizzo delle mascherine negli ambienti affollati».

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