La testimonianza
«Io turista a Lecce, alla ricerca del bus da una parte all’altra della città»
«Per varie vicissitudini nessuno è potuto venire a prenderci all’aeroporto, ma del resto siamo un Paese a vocazione turistica, ed in alta stagione i mezzi pubblici ci saranno senz’altro»
LECCE - Come ogni estate prendiamo la lunga via del mare: un puntualissimo aeromobile ci deposita all’aeroporto del Salento.
Per varie vicissitudini nessuno è potuto venire a prenderci all’aeroporto, ma del resto siamo un Paese a vocazione turistica, ed in alta stagione i mezzi pubblici ci saranno senz’altro.
All’arrivo una solerte “signorina informazioni” dell’aeroporto ci indica un pullman in partenza per Lecce lì prossimo.
In trenta minuti il torpedone ci deposita in un grande piazzale, all’ingresso del capoluogo.
Con questo bel precedente ci presentiamo alla biglietteria nel piazzale, un box bene in vista.
Pieni di ottimismo chiediamo “Da dove parte il pullman per la provincia, località ****?”
La incaricata in divisa blu alza le spalle: “Qui facciamo solo biglietti urbani, Sali sul bus e poi chiedi in Centro”. Sì ma in centro dove?
La simpatica incaricata un po’ scocciata: “Chiedi in centro, no?” facendo spallucce di nuovo.
Guardando l’enorme piazzale avevamo pensato che le corriere per la provincia partissero da qui, si chiamerebbe “Un nodo di interscambio”, ma qui nessuno ne ha mai sentito nominare, o meglio nessuno del trasporto pubblico. Infatti ci girano intorno una decina di torpedoni verdi, quelli con la X, by Germany.
Saliamo sul bus urbano e scendiamo alla stazione ferroviaria, sembra l’unica cosa intelligente da fare. Là dentro un’altra signorina informazioni in divisa ci rassicura: ”Il vostro pullman passerà di qui alle ore 13”.
Il collega lì a fianco le dice preoccupato: “Guarda che i pullman non passano di qua, dalla stazione”. La ragazza sempre più solerte consulta una qualche pagina “on line”, conferma: “Come no, alle 13 passano di qua”, le vogliamo credere, ha controllato “on line”!
Così rassicurati aspettiamo più di 60 minuti il nostro mezzo, cercando la fermata, che qualche buontempone ha nascosto in una vietta laterale sotto una targa microscopica.
Sotto la targa il fato ci invia un premuroso signore in divisa, vedendo le valigie sembra dubbioso, ci intima: “Dove dovete andare? Uscite il biglietto prego”.
Letta la nostra destinazione ha un moto di stizza, il famoso “Sbunno” meridionale :
“Ancora sta storia! Ancora mandano i viaggiatori nel posto sbagliato!”
Con il telefonino chiama: “Chi continua a mandare qui la gente? Di qua non passano le corriere per la provincia!” Sbraita al telefono, quindi rivolto a noi “Dovente andare al palazzetto dello sport! Qui perdete tempo!”. Va bene, ci dobbiamo fidare, ma dov’è questo palazzetto?
La risposta non è rassicurante: “Prendete un bus urbano e scendete ai giardini: là chiedete” .
Saliamo su un bus urbano, che ci conduce a quella vaga destinazione “ I Giardini”. Ci sono vari bus urbani e vari autisti: “Come arriviamo al palazzetto dello sport?”. Loro ci guardano dubbiosi, l’accento e le facce da turisti li mettono in allarme.
Con il sospetto di un tranello rispondono: “Palazzetto sì va bene, ma qui ce ne stanno due”.
A noi sembra semplice: “Là dove ci sta il NODO DI INTERSCAMBIO, bus urbani- pullman per la provincia”. Agli autisti scappa da ridere: “Quale interscambio?”. Stanno cominciando a divertirsi: “Fate così: prendete il primo bus che passa, avete il 50% di possibilità di indovinare”, rispondono sornioni sorridendo, incrociando gli sguardi pensano: “Ve lo diamo noi il nodo”. Dopo inutili insistenze, con il timore che ci stiano menando per il naso, prendiamo il primo bus che passa. E in pochi minuti arriviamo in una periferia deserta, un enorme piazzale senza segnalazioni o cartelli. Di sorta, solo alcuni pullman fermi. Ricomincia la solita questua: “Da dove parte la corriera per ****?”.
Si consultano ed alla fine indicano un angolo del piazzale, dietro una macchia di oleandri, ecco una piantana solitaria, regge un foglio di carta stampato alla buona, attaccato con nastro adesivo, le parole sbiadite indicano la fermata per ****, ma non gli orari.
Finalmente alle 14,15 arriva un torpedone, è della famosa società che gestisce i trasporti in questo angolo di mondo, un bel pullman quasi nuovo: l’autista ci conferma la destinazione, sta andando proprio a ****, per la prima volta nelle ultime tre ore e un quarto abbiamo una sicurezza.
Non per niente siamo a caccia di questo mezzo dalle 11 e, se non avessimo trovato quel mitico incaricato presso la stazione, un angelo in divisa blu, saremmo ancora sotto un cartello illeggibile ad aspettare un mezzo che non sarebbe mai arrivato.
La morale di questa avventura è duplice: siamo un Paese a vocazione turistica, sì?
Chi gestisce il trasporto pubblico (lo paghiamo noi), ne è al corrente?
Forse quei manager, quelli che passano nottate intere a programmare le rotte dei mezzi pubblici (che paghiamo sempre noi), scopriranno i vantaggi del fantomatico “NODO DI INTERSCAMBIO”?
Se ancora non li hanno scoperti, possono telefonare ai tedeschi con la X, i loro mezzi verdi ci volteggiavano intorno, mentre noi cercavamo il nostro torpedone blu, introvabile, sotto lo sguardo scocciato di una bigliettaia in giornata decisamente NO.