SAN CATALDO (LECCE) - Il grande incendio del 25 luglio scorso è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di una stagione decisamente in salita. E che ha fatto prendere consapevolezza, agli imprenditori di San Cataldo, che è arrivato il momento di voltare pagina.
L’estate è nel vivo ma è anche al giro di boa. Passata la settimana di Ferragosto, sarà già tempo di pensare al 2024, dicono i titolari delle imprese al mare, se veramente si vuole partire con il piede giusto.
«Dopo la preoccupazione dei primissimi giorni, la ripresa c’è stata subito - fa sapere Alfredo Prete, titolare dello storico Lido York - La gente è tornata a frequentare le spiagge e i locali della marina». Ma la stagione non decolla. «Il clima continua a non accompagnare l’estate turistica - ammette con amarezza - Dopo che i mesi di aprile, maggio e giugno sono stati segnati da pioggia e basse temperature, anche agosto non si sta presentando sotto i migliori auspici. D’altra parte, paradossalmente, anche le altissime temperature di luglio hanno scoraggiato le presenze in spiaggia».
Il calo c’è stato, non si può negare. «Ma non si può fare un paragone con l’anno scorso e con due anni fa - sostiene Prete - Quelle sono state stagioni drogate da un turismo di vicinato eccezionale, quando i movimenti nazionali e internazionali erano ridotti al minimo. Oggi che tutto è tornato alla normalità ci si ritrova a confrontarsi con le altre località italiane ed estere, e il Salento si ritrova a confrontarsi con mete che riescono ad offrire servizi migliori a prezzi più convenienti». Prete auspica, per settembre, «un momento di confronto fra imprenditori e istituzioni, nel quale si decida che destinazione turistica dare al nostro territorio, poiché sembra che navighiamo a vista. Nè si può parlare, allo stato, di voler puntare sul turismo di lusso. La Valle d’Itria ci insegna quanto tempo ci ha messo a posizionarsi nel segmento alto, con strutture e servizi, là dove noi dobbiamo ricordarci di non avere neanche un posto barca».
«La situazione ci sta sfuggendo di mano - commenta Fabrizio Mancarella, titolare dell’omonimo Lido, nonchè direttore di altre strutture turistico alberghiere - È vero che il Salento non è quello che viene raccontato in questi giorni ma è altrettanto vero che dobbiamo invertire la rotta e fare programmazione, una volta su tutte. È inutile nasconderlo: fino ad ora in molti casi ci sono state improvvisazione e scarsa professionalità, pochi servizi e prezzi non rispondenti. A settembre dobbiamo riunirci e fare il punto, tutti gli imprenditori del settore, da San Cataldo a Leuca, da Gallipoli a Porto Cesareo. Ma non vogliamo politici: l’assenza di programmazione ci ha tutt’altro che giovato». D’altra parte, evidenzia Mancarella, 48 ore dopo l’incendio, tutte le attività di San Cataldo erano operative. «Siamo stoici e allenati a rimboccarci le maniche - dice - Se non fosse stato per l’iniziativa privata, San Cataldo non esisterebbe».
«Cos’è successo dopo l’incendio? Che è tornato lo stallo di prima - dice Mauro Della Valle, presidente di Confimprese demaniali Italia e titolare del Soleluna lido - Tornare alla normalità, per San Cataldo, significa tornare all’arretratezza. Forse, adesso qualcuno si sarà reso conto che esistono le pinete e un patrimonio ambientale da tutelare». Secondo Della Valle, «l’incendio è stato il risultato della situazione di degrado della marina. Le responsabilità se le devono prendere le istituzioni, anche perchè non c’è stata immediatezza negli interventi di spegnimento dei roghi. Il canadair è venuto da Lamezia Terme (dalla Calabria, ndr), troppo lontano, e con il vento che soffiava abbiamo rischiato che venisse tutto bruciato. Per fortuna che sono intervenuti i sistemi di sicurezza dei privati, a Campo verde, che sono riusciti a scongiurare che le fiamme si diffondessero». Della Valle riflette sul fatto che chilometri di costa sono affidati all’intervento solo dei vigili del fuoco, i quali, però, quotidianamente sono impegnati in tante altre emergenze. «In questa circostanza sono intervenuti Esercito e Marina - rimarca - Ma perché non impegnarli quotidianamente, anziché aspettare le emergenze? Senza trascurare che è stato un errore aver eliminato la Guardia forestale».