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«Abusi sulla figlia di 3 anni», nel Salento condannato papà-pedofilo

 
Angelo Centonze

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Angelo Centonze

pedofilia

Il giudice gli ha inflitto dieci anni, il pm ne aveva chiesti 13

Giovedì 15 Dicembre 2022, 13:25

LECCE - Arriva la condanna alla pena di 10 anni di reclusione per un presunto “padre orco” accusato di abusi sessuali sulla figlia di appena tre anni.

La sentenza è stata emessa, nel pomeriggio di ieri, dai giudici della prima sezione collegiale (presidente Fabrizio Malagnino) che ha condannato un 70enne anche al risarcimento del danno in separata sede, in favore della vittima, della sorella e della madre, che si erano costituite parte civile con gli avvocati Mario Urso e Giuseppe Castelluzzo.

I giudici hanno disposto nei confronti dell’imputato anche la perdita della potestà genitoriale e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dai luoghi frequentati dai minori.

Invece, il pm Maria Rosaria Petrolo, al termine della requisitoria, aveva invocato la condanna a 13 anni.

L’imputato rispondeva dell’accusa di violenza sessuale aggravata. Assistito dagli avvocati Silvio Caroli ed Ada Alibrando, potrà presentare ricorso in Appello appena verranno depositate le motivazioni della sentenza.

I fatti si sarebbero verificati per circa due anni, fino al dicembre del 2016, in una paese del Sud Salento. Le indagini presero il via, dalla denuncia della madre della bambina. La figlia cominciò a manifestare a scuola i primi segni di disagio, anche attraverso strani disegni. E in seguito confidò alla madre alcuni comportamenti “anomali” del padre nei suoi confronti. Vennero allertati i servizi sociali e successivamente la Procura aprì un’inchiesta.

Inizialmente, gli episodi venuti a galla avrebbero riguardato presunti palpeggiamenti, in luoghi isolati (tra cui un boschetto). Dopo l’incidente probatorio, il quadro accusatorio si sarebbe “irrobustito”. In base a quanto dichiarato dalla figlia, l’uomo l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali. In alcune occasioni, inoltre, le avrebbe stretto forte il collo, fino a farle mancare il respiro, dicendole che non avrebbe dovuto dirlo a nessuno.

Le affermazioni rese durante l’ascolto protetto, nell’ambito dell’incidente probatorio (serve a “cristallizzare” le dichiarazioni della vittima in vista di un eventuale processo) dinanzi al gip Alcide Maritati presso la Procura dei Minori, sono state ritenute attendibili dal consulente tecnico nominato dal pm Stefania Mininni. Inoltre, la bambina venne sottoposta ad una visita medica che non avrebbe escluso segni di violenza sul corpo.

Successivamente l’uomo venne rinviato a giudizio dal gup Cinzia Vergine e si arrivò alla celebrazione del processo, conclusosi con la condanna.

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