ECONOMIA TRA LUCI E OMBRE
«Salento, costi troppo alti e i turisti vanno altrove»
Vadrucci (Confcommercio Lecce): «Così si spiana la strada alla concorrenza di Grecia e Montenegro»
Turismo? Bene, ma non benissimo. È una stagione di luci e ombre quella che sta per concludersi. Il Salento vive le contraddizioni di un territorio dalle grandi potenzialità, ma dalle altrettanto grandi lacune, in relazione alla carenza di trasporti, alla qualità dei servizi offerti, alla preparazione del personale. «Il comparto in Puglia e nel Salento – spiega Mario Vadrucci, presidente della Camera di Commercio di Lecce – ha un’importanza fondamentale per l’economia regionale, visto che, con circa il 15 per cento nelle stagioni migliori, incide per il doppio rispetto a quanto accade per il Pil nazionale, che si attesta tra il 7 e l’8 per cento. Il repentino aumento dei prezzi, caratteristica negativa di questa estate italiana per tutte le implicazioni che conosciamo, impone di riconsiderare attentamente dinamiche, servizi e obiettivi e, quindi, è il momento delle scelte».
Presidente Vadrucci, quali sono le scelte alle quali fa riferimento?
«Bisogna impostare insieme a tutto il sistema, Regione, enti locali e associazioni di categoria, una politica che copra i 365 giorni dell’anno e che miri a fare della professionalità un mantra. Non serve a nulla parlarne 2-3 mesi, magari perché il turista di turno si lamenta, mettendo a nudo le lacune del sistema. La Toscana, ad esempio, ha dato mandato ad una società di realizzare una analisi volta a migliorare l’attrattività del territorio. Su queste tematiche non ci sono tempi brevi. Noi siamo pronti a mettere a disposizione la Camera proprio come punto di incontro delle varie anime e delle varie istituzioni che hanno il compito di favorire e promuovere il turismo e di produrre atti conseguenti. Appena Puglia Promozione e Unioncamere ci forniranno i dati ufficiali sulla stagione, sarà necessario avviare immediatamente un confronto e una riflessione collettiva».
Quali sono i principali problemi che affliggono il turismo salentino?
«Direi che la questione dei trasporti è basilare. Siamo una Regione molto decentrata, dove il trasporto aereo è una delle leve di maggior attrattività, ma anche il discorso ferroviario è importante e determinante. Alcuni cantieri sono stati aperti, nel giro di pochi anni dovremmo avere un collegamento ferroviario con la Roma e Milano adeguato ai tempi. Oggi possiamo dire, dando atto anche al lavoro di Regione e Aeroporti di Puglia, che grazie agli scali di Bari e Brindisi siamo collegati con l’Europa e il mondo. Sono stati fatti passi in avanti. Certo, si può sempre migliorare, ma non dimentichiamo qual era la situazione di partenza. A fronte di ciò, vi sono cose da rivedere immediatamente. Vi sembra normale che il terminal di Salento in bus sia in un gazebo su un marciapiede. La gente, che magari arriva là dopo 8-9 ore di treno, non ha dove sedersi. Che immagine diamo del Salento? Eppure, è da anni che va avanti questa storia. Possiamo incominciare da lì, con una interlocuzione con Provincia e Comune».
E poi?
«E poi c’è un altro problema da tenere in considerazione: noi facciamo molta fatica ad avere nelle nostre strutture personale che conosca le lingue straniere, persino l’inglese a livelli accettabili è una rarità».
Le prime osservazioni testimoniano di una riduzione degli arrivi e delle presenze degli stranieri. Colpa anche dei prezzi?
«Certo. C’è la questione dell’aumento dei prezzi, in assenza di servizi in grado di giustificare tali richieste. Questo ha finito per spianare la strada alle località vicine di Albania, Grecia e Montenegro. Nel Salento sono ancora poche le strutture alberghiere nuove o rinnovate secondo criteri moderni, ma a fronte di richieste pari a 200 euro a notte, occorre fornire almeno una piscina ampia e funzionante, una colazione adeguata e ricca di prodotti tipici e almeno una navetta che consenta di trasferire gli ospiti sulla spiaggia, per godere di un angolo privato dove prendere il sole e fare il bagno. Se il target di riferimento è quello alto o medio alto, gli investimenti devono essere consequenziali, e non soltanto nelle masserie rinnovate, ma soprattutto negli alberghi e nei villaggi sulla costa, dove il mare, seppur bellissimo, non può essere la sola risorsa offerta agli ospiti, soprattutto se internazionali.
Ritiene che la questione occupi adeguato spazio nell’agenda politica?
«Ritengo che un settore così importante nella nostra Regione debba essere attenzionato tutto l’anno e non a scatti e con scosse improvvise».
Da dove partire?
«Dalla Regione, ma non solo dall’assessorato al turismo. Credo che l’idea di Delli Noci di istituire una cabina tra gli assessorati al turismo, allo sviluppo economico, all’agricoltura sia valida. Turismo vuol dire tutto, paesaggio, enogastronomia, economia, cultura, artigianato. Se non vogliamo parlare di stati generali, almeno che si proceda ad una attenta analisi e alle conseguenti riflessioni. Questo non può che essere fatto dalla Regione, che ha le risorse, il potere legislativo e tutti gli strumenti che occorrono».
Abbiamo parlato delle ombre, ma le luci?
«Per fortuna le note positive non mancano. Anche da noi si sta affermando un turismo di qualità. Scopriamo con piacere che gli imprenditori sono molto più avanti del pubblico. Nella nostra provincia non c’è solo il turismo gallipolino con tutti i suoi problemi, ma si sta affermando un turismo di qualità nelle masserie, nei casali, in abitazioni di pregio. Oggi si raccolgono i frutti delle campagne di promozione fatte in tutta Europa dalla Regione. Ora, però, bisogna andare avanti e fare squadra. Non abbiamo alternative. Ognuno deve fare la propria parte, nella consapevolezza che è un percorso lungo e difficile».