Lecce - Sequestro di disabile e circonvenzione d'incapace: condannata un'avvocatessa e chi l'avrebbe aiutata. Si è chiuso con quattro condanne e un'assoluzione il processo a carico di Gabriella Cassano. La professionista, di 50 anni, è stata condannata a 4 anni e 6 mesi di reclusione (a fronte di una richiesta di 9 anni e 8 mesi; 4 anni e 6 mesi sono stati invece inflitti a Fabio Degli Angeli, 51, di Carmiano, compagno della Cassano, (7 anni e 2 mesi). Tre anni e 4 mesi sono stati invece comminati a Cosimo Visconti, di 67 anni, di Porto Cesareo; 3 anni, invece, a Cosimo Filieri, 64 anni, di Veglie, (4 anni e 6 mesi). Assolto per non aver commesso il fatto Domenico Della Porta, 45 anni, di Carmiano, psicologo e cugino della Cassano, per il quale l'accusa aveva invocato 2 anni.
L'avvocatessa e il compagno finirono ai domiciliari a maggio del 2018 mentre gli altri vennero raggiunti dal divieto di avvicinamento alla persona offesa. Cassano, Degli Angeli e Visconti erano accusati di aver prelevato il 14 gennaio 2018 la ragazza dal reparto di Psichiatria dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce, conducendola in auto in un'abitazione a Marittima di Diso dove la giovane sarebbe stata lasciata per due giorni al freddo, privandola delle cure farmacologiche e causandole febbre e malessere.
Tutti gli imputati rispondevano anche di sequestro di persona per aver tenuto, dal 16 al 25 gennaio, la donna nell'abitazione di Filieri a Veglie, in precarie condizioni igieniche e sanitarie, «impedendole di uscire chiudendo a chiave la porta dell’abitazione nonché abbassando completamente le persiane. Filieri le preparava i pasti (colazione e pranzo) servendoli in piatti sporchi causando alla giovane continui conati di vomito».
Alla ragazza sarebbe stato concesso di uscire solo per andare dallo psicologo e fare una finta telefonata alla stessa Cassano e per raggiungere il giudice tutelare per l’istanza di revoca dell’amministratore di sostegno.
Cassano e Degli Angeli si difendevano anche dall'accusa di circonvenzione di incapace perchè avrebbero inculcato nella donna «la convinzione che l’amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare non si curasse e non si interessasse di lei inducendola a conferire a Cassano il mandato stesso».
Sempre l'avvocatessa Cassano e Filieri rispondevano di false informazioni al pubblico ministero. La sola Cassano, infine, di tentata estorsione per aver chiesto al padre della persona offesa una ingente somma di denaro, come compenso dei servizi legali offerti alla figlia.
L'avvocatessa e il compagno si sono sempre proclamati innocenti, sostenendo di aver sempre agito per il bene e nell'interesse esclusivo della ragazza.