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Lecce, in smart-working ben ottomila salentini

 
Redazione Lecce

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Tele-Lavorare stanca se lei digita da casa

E così l’emergenza potrebbe generare anche opportunità

Domenica 06 Settembre 2020, 10:03

Lecce - Sono circa 8mila i salentini che, tuttora, continuano a lavorare in modalità smart working. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Economico di Aforisma School of Management che ha elaborato i dati sulle forze di lavoro.

In provincia di Lecce, sono occupati 144mila uomini e 81mila donne, per un totale di 225mila persone (stime ufficiali Istat).
Nel periodo di lockdown, la percentuale di lavoratori che hanno proseguito l’attività in smart working si attestava attorno al 6,8 per cento. In termini assoluti, tale percentuale corrisponde a 15.300 impiegati. Nel periodo successivo, nella cosiddetta «fase 2», la quota di lavoratori è scesa al 3,4 per cento, vale a dire 7.650 unità.

La media nazionale è stata dell’8,8 per cento durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, per poi scendere al 5,3 per cento.

Il settore dell’informazione e della comunicazione è quello che ha fatto registrare l’incremento più alto di ricorso al lavoro agile, arrivando al 30 per cento e, a seguire, il comparto finanziario-assicurativo.

Riguardo alla tipologia, invece, figurano, in testa, i dipendenti di aziende private e di organizzazioni pubbliche, dove non era necessaria la presenza in sede, come gli addetti alla segreteria e agli affari generali; i tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive; gli specialisti delle scienze gestionali e commerciali; i tecnici dei rapporti con i mercati; gli impiegati addetti alla gestione economica, contabile e finanziaria.

La percentuale cresce di più tra le donne rispetto agli uomini ed aumenta parallelamente al livello di istruzione. Meno estesa, invece, la crescita del lavoro agile in altri settori, come l’artigianato e tutte quelle attività impossibilitate a proseguire da remoto, come il manifatturiero, le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, i servizi alla persona, il noleggio di mezzi di trasporto, eccetera.

La stessa esperienza di smart working vissuta in Aforisma, fa notare Chiara Provenzano, tutor della Scuola, testimonia che i punti chiave per rendere proficua questa modalità di lavoro sono il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica ed un atteggiamento flessibile e proattivo. «Il compito, oggi, è capitalizzare gli apprendimenti di questa situazione e calarli nel prossimo anno accademico».

Secondo Elisabetta Salvati, presidente di Aforisma, «Stiamo vivendo una nuova transizione del mondo del lavoro: dallo smart working al South working. I cosiddetti “cervelli in fuga” sono rientrati (o potranno farlo anche in futuro) e possono diventare un motore economico importante per il Mezzogiorno. Questo nuovo fenomeno - spiega la presidente - sta crescendo e significa semplicemente lavorare da Sud. Una tendenza che potrebbe coinvolgere anche la stessa Aforisma, che vanta numerose partnership con aziende del Nord, per favorire l’occupazione di tanti giovani meridionali. Se la tendenza del South working andrà a consolidarsi sempre più, l’obiettivo deve essere quello di stimolare l’economia meridionale, aumentare la coesione territoriale tra le varie regioni d’Italia e d’Europa e creare un terreno fertile per le innovazioni e la crescita dell’intero Mezzogiorno”.

Per Martina Mastromarino, pugliese di 28 anni, ex allieva Aforisma ed oggi responsabile marketing e comunicazione, l’esperienza dello smart working «è stata un po’ atipica, ma soprattutto grazie alla lungimiranza della mia azienda, il lockdown non ha modificato di molto il mio modo di lavorare. Rimanere a casa mi ha permesso di concentrarmi di più sui miei compiti, mentre il digitale ha mantenuto agili le comunicazioni, facendomi sempre sentire vicina a colleghi e clienti. La prossima occasione di smart working sarà probabilmente una scelta, legata ai tanti benefici che questa modalità ha mostrato».

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