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L’epico Laboratorio di Renzo Piano dedicato a Otranto

 
gloria indennitate

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L’epico Laboratorio di Renzo Piano dedicato a Otranto

Un’esperienza che dopo il ‘79 portò alla rinascita della città. Mostra sino al 9 settembre nel Castello Aragonese

Lunedì 13 Luglio 2020, 10:50

Renzo Piano non ama la definizione di «archistar». Da buon genovese, concreto e fattivo, pur nella piena consapevolezza del suo lavoro, preferisce tenere «sottotraccia» la fama dell’architetto più famoso e apprezzato al mondo. Innumerevoli i suoi progetti che abbracciano il pianeta, dal Porto e dal nuovo Ponte di Genova al palazzo del New York Times, dal grattacielo «The Shard» di Londra all’Aeroporto Internazionale del Kansai, a Osaka, in Giappone.

Otranto rende omaggio al tecnico, senatore a vita, offrendo ai turisti e ai salentini la mostra, allestita nella sala triangolare del Castello aragonese, con cui si ripercorre l’esperienza del «Laboratorio di Quartiere» che Renzo Piano portò nel 1979 nella città. Un progetto espositivo, a cura di Elio Paiano, sostenuto da Polo biblio-museale di Lecce con Comune, Fondazione Renzo Piano, Fondazione Dioguardi, Ordine degli architetti Pcc della Provincia di Lecce.

Un’esperienza unica che, seppur breve, che segnò l’inizio della rinascita per il centro storico: un vero e proprio laboratorio, dedicato alla riscoperta e alla rigenerazione del quartiere e alla riattivazione di una memoria collettiva che sembrava obliata per sempre. «Sono trascorsi 50 anni da quel lontano 1979 - nota il sindaco Pierpaolo Cariddi - quando un Renzo Piano giovane organizzò a Otranto il “Laboratorio di Quartiere, sostenuto dall’Unesco”, finalizzato alla ristrutturazione dei centri storici, da perseguire attraverso un cantiere permanente, con artigiani locali, mantenendo i residenti nelle loro case, protagonisti attivi di tale percorso». E, aggiunge Loredana Capone, assessore all’industria turistica e culturale della Regione Puglia: «In tanti non lo sanno e questa mostra colma una lacuna importante grazie a documenti e materiali preziosi che tornano a essere patrimonio comune».

Quello di Otranto fu il primo «Laboratorio di Quartiere» in assoluto e destò un significativo interesse nella stampa nazionale e internazionale. Schizzi, disegni, filmati (Rai Unesco e non solo) e le fotografie di Gianni Berengo Gardin, che all’epoca documentò l’intero progetto, compongono la mostra che propone anche un’ampia documentazione dell’evento. «Prima del Laboratorio di Quartiere - ricorda Totò Miggiano, all’epoca sindaco della città - gli idruntini non avevano un nome per la parte storica della città. Solo dopo iniziarono a chiamarlo centro storico e compresero l’importanza di salvaguardarlo per intero». Fu dopo che iniziò la ricognizione di tutti i «bassi» del centro storico, la consapevolezza della cittadinanza portò alla chiusura al traffico veicolare, all’apertura del primo ristorante, alla riapertura (dopo secoli) dell’antica Porta a mare, all’inizio del grande restauro dell’intero circuito Castello-Fossati-Mura. Una sezione è dedicata allo speciale legame tra Otranto e il «Laboratorio di Quartiere», esperienza portata avanti da Gianfranco Dioguardi e riproposta con il «II Laboratorio di Quartiere di Otranto “Dignitas Urbis”» nel 1992. Foto d’epoca, disegni, studi preparatori e documenti amministrativi e tecnici costituiscono un itinerario espositivo assolutamente intenso.

La mostra sarà aperta sino al 9 settembre, tutti i giorni dalle 10 alle 24; tel. 0836210094.

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