nel salento

Copertino, l'ospedale riapre i ricoveri fra luci e ombre

Giovanni Greco

A fine marzo fu la struttura del primo focolaio infettivo, poi accolse i post-acuti. Ancora disagi in Pronto Soccorso e Ortopedia

Una ripartenza senza squilli di tromba, ma solo porte aperte per i pochi pazienti giunti al Pronto soccorso, peraltro rimandati indietro perché non ancora completati i percorsi per l’ammissione che deve avvenire nella massima sicurezza. Oltretutto, le ambulanze del 118 non sono state autorizzate a raggiungere la struttura, ma hanno ricevuto disposizioni di dirottare i soccorsi in altri presìdi.

Secondo indiscrezioni raccolte ieri mattina tra gli ambienti del presidio, pare che i responsabili di alcuni reparti vorrebbero istituire delle stanze “grigie” per accogliere i pazienti in attesa del referto del tampone. Prevedibili disagi sono emersi in Ortopedia dove i quattro specialisti in servizio si sono confrontati con l’impossibilità di gestire le attività di ambulatorio, sala operatoria e consulenze.

I cinque anestesisti della struttura dipartimentale sono finora privi della figura di un responsabile, mentre sulla spinta di sollecitazioni sindacali dovrebbe riaprire il servizio trasfusionale il cui personale è attualmente distribuito perlopiù a Galatina. Luci ed ombre, insomma, non permettono ancora la ripartenza a pieno regime preannunciata da ieri.

Soddisfazioni e critiche si alternano. «Non è stato semplice restituire il nostro ospedale alla città e ai comuni che hanno Copertino come punto di riferimento sanitario, ma insieme ognuno per la sua parte, ce l’abbiamo fatta» ha scritto ieri l’assessore regionale Sebastiano Leo sul suo profilo Fb, ringraziando medici e tecnici per il lavoro svolto. Consapevole che la sanità non genera consensi, semmai li toglie perché i tagli dei vari governi che si sono succeduti hanno di fatto praticato scelte impopolari, Leo ha ribadito il proprio impegno «in prima persona» affinché l’ospedale riprendesse la sua attività.

«E stiamo ancora lavorando con grande fatica - ha aggiunto - per dare maggiore efficienza e qualità alle sue performance».

«Azzoppato, ma riparte» è stato invece il commento del sindacato Cobas Lecce che, attraverso il segretario Giuseppe Mancarella, ringrazia tutto il personale sanitario che tra mille difficoltà con serietà e professionalità ha contribuito a curare i pazienti post acuti da Covid-19. Una ripartenza che non promette nulla di buono e si spera che l’assetto dato in questa prima fase sia solo momentaneo.

Che l’ospedale non sarebbe stato subito operativo, Mancarella lo aveva già previsto. «Facciamo notare che gli ortopedici da otto sono diventati quattro - insiste - e quindi quel reparto non potrà funzionare come in origine. La metà dei chirurghi spostati, rimarrà presso l’ospedale di Gallipoli. Il Pronto soccorso ha perso il personale “donato” ad altri presìdi; del trasfusionale non c’è traccia; Medicina e Geriatria si ritrovano riunite in un nebuloso reparto di area internistica che preclude alla fusione, con sottrazione di un ulteriore primariato; Cardiologia non avrà più l’unità intensiva, sostituita da quattro posti di riabilitazione».

E ancora: «Della tanto sbandierata T.i.p.o. rimane solo una controfigura indefinita, l’Osservazione breve post operatoria. Se questa è l’idea dell’ospedale - conclude - invitiamo i componenti della direzione strategica della Asl a prendere atto che i profili professionali da loro attentamente scelti sia per la gestione ordinaria che quella straordinaria del San Giuseppe da Copertino, hanno miseramente fallito».

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