LECCE - Fase due iniziata, ma non per tutti. Benché molte attività abbiano timidamente riaperto i battenti, ci sono settori impossibilitati a ripartire e per i quali la chiusura, di fatto, continua.
È il caso di molti proprietari di giostre e strutture ambulanti per il divertimento ma anche di numerosi titolati di attività di noleggio veicoli con conducente e autobus.
«Stiamo praticamente fermi da fine febbraio – dice Marco Padovano, titolare della Padovano Viaggi – e all’orizzonte non si profila nulla di buono. Se non riapre quanto prima l’aeroporto di Brindisi, per avere almeno una boccata d’ossigeno, continueremo a stare fermi, in quanto non c’è richiesta. Eppure siamo pronti a ripartire. Abbiamo fatto fronte a importanti investimenti per metterci al passo con la normativa sulla sicurezza, ma ora rischiamo di andare a fondo. A conti fatti, siamo una delle categorie più colpite. Di questo lo Stato dovrebbe tener conto. Abbiamo praticamente azzerato il nostro fatturato e non sappiamo quando potremo riprendere a lavorare. Intanto, però, dobbiamo far fronte alle spese, attingendo ai nostri risparmi. In questo modo, il futuro è nero».
Non se la passano certamente meglio gli operatori del settore spettacoli viaggianti.
«Per noi – spiega Claudio Ritello della ditta De Micheli – la stagione è completamente compromessa. Con l’annullamento di feste e sagre, per noi non ci sono possibilità, anche nel caso in cui il governo dovesse darci il via libera. In realtà, noi lavoriamo quasi esclusivamente nei mesi estivi. Parliamo di giostrai, fuochisti, addetti alle luminarie, al service, alla fornitura dei palchi, ambulanti. Siamo in tanti, ma sembra che siamo invisibili. Secondo l’ultimo decreto, le attività ludiche per bambini dovrebbero riprendere il 15 giugno, ma non nutriamo alcuna speranza, in quanto non ci sono feste in programma e, per organizzare eventi di un certo tipo, ci vogliono mesi di programmazione».
Da qui la profonda preoccupazione degli operatori del settore.
«Quest’anno – aggiunge Ritello – sicuramente non lavoreremo. Se pensiamo che solitamente lavoriamo da aprile a ottobre, registrando il picco tra maggio e agosto, si comprende quanto sia drammatica la nostra situazione in vista dell’inverno».
A preoccupare sono anche le restrizioni alle quali ci si dovrà attenere.
«In base alle ipotesi di protocollo circolate – conclude Ritello – le giostre dovrebbero lavorare ad un terzo della loro capacità, a fronte di spese e costi immutati. In tutto ciò, non riceviamo aiuti da parte di nessuno. C’è bisogno che chi di dovere si accorga di noi e della nostra condizione, altrimenti per l’intero settore non ci sarà futuro».