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Leverano, sos dall’Argentina: «Vivo chiuso in hotel»

 
Fabiana Pacella

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Fabiana Pacella

Leverano, sos dall’Argentina: «Vivo chiuso in  hotel»

Il leveranese bloccato

Impossibile anche raggiungere l’aeroporto di San Paolo

Giovedì 09 Aprile 2020, 11:21

11:22

Leverano - Italiani bloccati in Argentina, da quasi un mese. Tra loro, un salentino, che lancia un appello per sé e per i connazionali divenuti compagni di sventura.

Roberto Paglialunga, 49 anni di Leverano , tecnico del settore chimico e petrolchimico, si trova a Buenos Aires per lavoro, dal 3 febbraio, il 28 di quel mese sarebbe dovuto rientrare in Italia «ma il lavoro presso la raffineria Axion del governo argentino non era terminato - racconta - e il volo è stato spostato al 15 marzo».

Poi l’allarme pandemia, estesosi man mano a tutti i Paesi, e il rimpatrio è stato rimandato giorno dopo giorno, divenendo un miraggio. Il volo da Buenos Aires per l’Italia è stato poi cancellato, impossibile trovarne altri.

«Insieme al collega di Bergamo ho pensato di raggiungere San Paolo, in Brasile, e da lì partire per l’Italia, ma all’ultimo momento è stato soppresso anche il volo della Ethiopian Airlines che dalla - continua il salentino - argentina ci avrebbe consentito di raggiungere il Brasile. Quindi siamo bloccati in albergo con una decina di italiani di Roma, Biella, Torino, sardi, tutti in difficoltà. Le nostre spese di permanenza infatti sono rimborsate dalla ditta, ma per loro è ancora più complicato, hanno finito liquidità e anche medicine».

Sono mobilitati Consolato e Farnesina, ma senza grandi risultati. «Sul sito del consolato italiano abbiamo trovato e compilato un formulario, il 25 marzo. La risposta automatica garantiva l’organizzazione di un volo per l’Italia mai avvenuto. Per fortuna - spiega Paglialunga - usando un’autorizzazione firmata dai vertici della raffineria ho potuto recarmi di persona al consolato col collega, ma non siamo stati ricevuti, anzi un militare alla porta ha ripetuto che non dovevamo andare lì».

Tutt’intorno il mortorio da emergenza Covid-19, polizia ovunque e controlli serrati. Prescrizioni rigide da osservare, pena l’arresto. Martedì, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, il primo contatto telefonico col consolato: «Mi hanno detto che aspettano autorizzazioni dall’italia. Ho anche contattato la Farnesina dopo un’ora e mezzo, in attesa di sentire l’unità di crisi ma non c’è chiarezza. Nessuno è venuto a chiederci come stiamo, se abbiamo bisogno di qualcosa, ci rispondono solo che valuteranno caso per caso».

Nel frattempo da Buenos Aires sono partiti voli per la Svizzera, la Spagna e la Germania che hanno riportato gli stranieri a casa. «Potrebbero almeno consentirci di raggiungere San Paolo del Brasile in autobus - spiega il 49enne -. In quaranta ore di autobus riusciremmo ad arrivare in aeroporto e da lì partono tre voli Alitalia a settimana, potremo tornare tutti finalmente a casa, dai nostri cari. I francesi che sono riusciti ad andar via, arrivavano dalla Patagonia. Hanno fatto un viaggio di sessanta ore in autobus alla volta di San Paolo e, arrivati lì, sono partiti in aereo per la Francia».

Un raccordo tra consolato e Farnesina consentirebbe agli italiani fermi in Argentina di rientrare, seguendo le cautele e le prescrizioni stringenti di questo delicato momento storico.

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