Accadde oggi

Ciclo di conferenze nel nome di Salvemini

Annabella De Robertis

L’iniziativa della casa editrice Laterza

È il 26 ottobre 1958. Mentre i riflettori della stampa italiana, e non solo, sono puntati sul conclave insediatosi il giorno prima in Vaticano per l’elezione del nuovo pontefice, in seguito alla morte di Pio XII, nelle pagine interne de «La Gazzetta del Mezzogiorno» si ricorda lo storico Gaetano Salvemini.

Poco più di un anno dopo la sua scomparsa, avvenuta il 6 settembre 1957, a Molfetta si è tenuta, infatti, la prima lezione di un ciclo di conferenze organizzate dalla Casa editrice Laterza per onorare la memoria dell’illustre studioso. Il ricordo di Salvemini è affidato al prof. Ernesto Sestan, suo allievo all’Università di Firenze, alla presenza di un folto gruppo di professionisti, studiosi e amici, tra cui i professori Sansone, Rizzo e De Castris dell’Università di Bari, il socialista Beniamino Finocchiaro e il poeta e meridionalista Vittore Fiore.

Nato a Molfetta nel 1873, Salvemini si formò all’Università di Firenze grazie ad una borsa di studio: centrale nella sua formazione fu l’incontro con Pasquale Villari. Iscritto al Psi, fin da subito dedicò le sue ricerche alla questione meridionale, indagandola a fondo a partire proprio dal contesto molfettese. Polemico nei confronti del giolittismo e, in seguito, strenuo oppositore del fascismo, fu costretto nei primi anni di regime a espatriare in Francia, dove fu tra i fondatori del movimento clandestino di Giustizia e Libertà, e poi negli Stati Uniti. Tornò in Italia soltanto nel 1948. Queste le parole di Sestan riportate sulla «Gazzetta»: «Nonostante Gaetano Salvemini fosse andato via da Molfetta, appena diciassettenne, pur tuttavia le esperienze che egli aveva tratto sino ad allora dalla vita sociale ed economica del suo paese, non potettero non imprimere un’orma profonda sui suoi sentimenti e sul suo pensiero. Anche se l’ambiente, o quella parte di esso potè conoscere, non rappresenta una conoscenza profonda della vita della Puglia, braccianti e pescatori rimasero indelebilmente fissi nella sua mente, sin da portarlo a farsi propugnatore di una riparatrice giustizia sociale. Serio e ponderato, come Salvemini è sempre stato, egli non disse mai quanto del suo socialismo si alimentasse delle esperienze della sua terra, ma è evidente il riferimento a questo, allorchè egli in uno dei suoi scritti stigmatizzò i malanni dell’Italia del suo tempo».

«Qui nacque con cuor di ghiaccio e fede di Mazzini, maestro di vita morale e di dottrina per la redenzione del Mezzogiorno e le libertà democratiche», recita la lapide posta sulla facciata della casa natale di Salvemini, di cui la «Gazzetta» pubblica una foto, visibile ancora oggi a Molfetta in via Cifariello.

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