macchina del tempo
Gli italiani in fuga dal Kuwait occupato
I poster dei calciatori come lasciapassare
«Rastrellati e deportati come prigionieri di guerra» si legge su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 21 agosto 1990. «Baghdad ha confermato ieri che gli occidentali presenti in Iraq e nel Kuwait vengono trasferiti nelle postazioni strategiche del Paese arabo: basi militari, fabbriche segrete dove si producono armi chimiche, pozzi petroliferi. In tutte quelle installazioni cioè che potrebbero essere raggiunte da un attacco militare Usa». Venti giorni prima, il 2 agosto 1990, le truppe irachene hanno occupato il Kuwait. II Consiglio di sicurezza dell’Onu, sotto la spinta di Stati Uniti e Urss, ha condannato l’invasione e votato l’embargo contro l’Iraq. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno già iniziato ad inviare truppe e armi in Arabia Saudita. Dodici paesi, tra i quali Egitto, Siria e Marocco, si sono schierati in favore della linea occidentale e di una disponibilità militare a difesa dell’Arabia Saudita. Baghdad tenta di alleviare l’embargo sviluppando relazioni con Giordania e Iran e trattiene sul proprio territorio i cittadini delle «nazioni aggressive» per «garantire la propria sicurezza».
Sono iniziate, così, nel Kuwait, le retate di cittadini inglesi, americani, francesi, irlandesi. Non si parla per il momento di italiani, ma anch’essi corrono un grande pericolo. Sei nostri connazionali sono riusciti a passare il confine con la Giordania. Anche i diplomatici, ha minacciato Baghdad, se non se ne andranno, saranno considerati alla stregua degli altri occidentali.
«In mezzo al deserto kuwaitiano, con dodici compagni di un’avventura che non si sa come andrà a finire, la foto di Schillaci e Zenga valgono più di un passaporto per raggiungere la libertà».
Dionisio Ciccarese intervista Elio Quinto, barese di 44 anni, sfuggito agli iracheni. Perito merceologico specializzato in prodotti petroliferi per conto di una società svizzera, Quinto viveva a Kuwait City. Dopo l’invasione da parte dall’esercito di Baghdad, è stato costretto a trovare una via di fuga dal Paese: bloccato da tre militari, quando costoro gli hanno chiesto una foto dei calciatori italiani, Elio Quinto si è salvato mostrando il poster della Nazionale che suo figlio Davide gli aveva regalato qualche mese prima. Superate molte altre peripezie, è poi riuscito a raggiungere il confine saudita e da lì a tornare in Europa. Dopo alcuni mesi, nel gennaio 1991, la coalizione guidata da Washington darà avvio a una devastante offensiva aerea, navale e missilistica contro gli obiettivi iracheni: entrerà nel vivo, così, dopo inutili negoziati, la Guerra del Golfo.