il processo
Pandoro Gate, chiesti un anno e 8 mesi per Chiara Ferragni e il pugliese Damato: l'accusa è di truffa aggravata
Per Francesco Cannillo, il presidente del cda di Cerealitalia nato a Corato, richiesta di condanna invece di un anno
Un anno e otto mesi. È la richiesta di condanna che la procura di Milano ha formulato per Chiara Ferragni a processo, con rito abbreviato, con l'accusa di truffa aggravata (dall'uso del mezzo informatico) in relazione alle operazioni commerciali 'Pandoro Balocco Pink Christmas' (Natale 2022) e 'Uova di Pasqua Chiara Ferragni - sosteniamo i Bambini delle Fate' (Pasqua 2021 e 2022)'. A processo oltre a Chiara Ferragni c'è il suo ex braccio destro Fabio Maria Damato (chiesto anche per lui un anno e otto mesi) e il presidente del cda di Cerealitalia, Francesco Cannillo (richiesta un anno).
Il manager Damato, nato a Barletta e laureato in Economia aziendale alla Bocconi nel 2008, faceva parte del gruppo dal 2017.
Cannillo nato a Corato ha iniziato la sua attività in Puglia con un negozio di detersivi e profumi aperto con il fratello. Lasciata poi l'università ha proseguito il suo progetto imprenditoriale divenendo patron del Gruppo Cannillo e fondando la “Fratelli Cannillo snc”, azienda nella quale consoliderà la sua formazione imprenditoriale. Sino a che il piccolo negozio di periferia diventa un supermercato e la carriera di Franco Cannillo prende il volo, in autonomia. Nel 1983 apre a Corato il primo punto vendita, poi il quartier generale di quello che diventerà il "Gruppo Cannillo”, holding finita nella top five delle aziende con il maggior fatturato di Puglia.
Cannillo ha poi esteso il suo raggio d’azione anche all’industria e all’edilizia. Nel 1998 dà vita a Mr Kanny, azienda che produce e distribuisce cereali per la prima colazione. Nel 2012 la fusione con Ipa Sud e la nascita di Maiora, concessionaria del marchio Despar per il Centro Sud Italia. Poi l’acquisto di Torrebianca- Cerealitalia, storica società produttrice di barrette di cioccolato e cereali e quindi rileva il marchio “Dolci Preziosi”, finito nel mirino dei magistrati milanesi.