L'anniversario dalla morte

Aldo Moro e il futuro nel confronto e nel dialogo: la lezione attualissima di un uomo visionario

Antonio Derinaldis

La data del 9 maggio 2024 è giornata di riflessione non solo per l’anniversario della Dichiarazione Schumann del 1950 – fondazione del processo di integrazione europea - ma anche per il ricordo del ritrovamento del corpo di Aldo Moro (1978)

La data del 9 maggio 2024 è giornata di riflessione non solo per l’anniversario della Dichiarazione Schumann del 1950 – fondazione del processo di integrazione europea - ma anche per il ricordo del ritrovamento del corpo di Aldo Moro (1978). Sostiene Lucio D’Ubaldo nella sua opera  «Riformismo democratico e cristiano» (Edizioni Il Domani) che «la prospettiva di un confronto responsabile, in ogni caso laborioso per entrambe le forze che costituivano i pilastri del cosiddetto pluralismo polarizzato, non poteva velare le asperità insite nella ricerca di uno spazio di collaborazione tra le grandi forze popolari del Paese... Solo la consapevolezza della gravità di quel momento storico aiuta  quindi a capire, a distanza di molti anni, la complessità e il vigore del ragionamento di Moro».

Moro partiva dall’assunto che  «mentre con i liberali il dialogo è sul passato, con i socialisti il confronto è sul futuro» (citazione riportata). Il pensiero che ha sempre animato la convinzione di Aldo Moro nella sua veste di docente universitario, di politico ma anche di persona, in particolare del Mezzogiorno, è che nel confronto e nel dialogo «studiare di più» era centrale, così come la solidarietà e la responsabilità sociale e politica dell’agire pubblico. La «teologia della società della conoscenza» apparirà già nel ’76 quando Zaccagnini sosteneva: «Sul piano pratico il no al comunismo cosa significa? Significa che se essi studiano, noi dobbiamo studiare di più; che se essi lavorano, noi dobbiamo saper lavorare di più per il nostro partito; che se essi sono seri, noi dobbiamo essere più seri di loro; e, soprattutto, se essi hanno fede, noi dobbiamo avere più fede e più certezza di quanto ne abbiano loro».

 La storia ci continua ad offrire letture ed approfondimenti sul paradigma riformista del moroteismo, che si è alimentato in questi anni di un ideale che è quello scritto da Marco Follini: «Ci dedicavamo a coltivare l’idea di una democrazia rappresentativa, fondata sui corpi intermedi, su quella loro fitta trama di consuetudini, di scambi e di relazioni».  Il futuro che ci attende riporta la centralità del pensiero di Moro sui temi dell’avvenire, del domani, della persona nuova, dell’umanesimo europeo e dell’interfaccia tra l’umano e le reti neurali artificiali.  Ritorna modernissimo l’appello di Tina Anselmi quando ricordava che «per cambiare il Mondo bisogna esserci».  E la direzione dunque della nostra ritrovata contemporaneità di pensiero e di ricerca per nuove soluzioni che stiamo vivendo, diventa quella della proposta murriana: «Chi avrà la forza d’interpretare le speranze e i bisogni delle fascie popolari avrà il diritto, guadagnato sul campo, di guidare il processo di cambiamento da una condizione di strutturale lacerazione sociale a uno stato di maggiore giustizia e solidarietà civile. Allora occorre esserci, sul campo». 

Intanto il 9 Maggio del ’78 è lì e Pietro Nenni ci ricorda sempre che «le idee camminano con le gambe degli uomini».

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