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«Eolico offshore, servono quattro porti» Aero: «Così evitiamo cantieri all’estero»

 
Redazione Primo Piano

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«Eolico offshore, servono quattro porti» Aero: «Così evitiamo cantieri all’estero»

A Roma un summit dell’Anev, l'Associazione nazionale energia del vento: ci sono domande per 110 gigawatt, mentre a Terna sono giunte richieste per 89,81 gigawatt

Mercoledì 20 Dicembre 2023, 17:48

Attualmente, in Italia, le domande di autorizzazione relative ad impianti di eolico offshore presentate sono pari a 110 GW, mentre le richieste di connessione alla rete Terna, al 30 settembre 2023, ammontano a 89,81 GW. In una presentazione resa nota da Anev, in occasione del summit dal titolo «Le politiche di sviluppo dell'eolico offshore: ambiente, industria, infrastrutture e ricerca» ed elaborata sulla base dei dati dell'associazione WindEurope le stime di produzione di eolico galleggiante in Europa al 2030 sono di 10 GW, a fronte di un programma di realizzazione di 34 GW di nuovi impianti offshore nei prossimi cinque anni e di 150 GW di eolico offshore al 2030.

«Come governo siamo impegnati a sostenere la filiera a livello nazionale e europeo. L'Ue ha pubblicato a fine ottobre un piano sull'eolico, dando priorità all'accelerazione delle autorizzazioni, alla fornitura dalla Bei di strumenti in de-risking per l'eolico», ha dichiarato in un videomessaggio il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. «Seguiamo il percorso del Net Zero Industry Act per la competitività delle imprese e nuove filiere. Il governo ha posto le basi per rafforzare la filiera dell'offshore inserendo nel dl energia modalità e tempi per l'individuazione di due porti nel Mezzogiorno per la produzione, l'assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti per la produzione di energia eolica in mare. Continueremo - ha concluso il ministro - con convinzione a non far mancare il supporto alle imprese del settore perché in questo mercato vogliamo essere protagonisti con voi».

«Dal Pniec, l’obiettivo al 2030 è di 2,1 GW ma noi abbiamo dato come target i 10 GW da qui a dieci anni, e questo è nelle potenzialità italiane. Quella degli impianti flottanti è una tecnologia innovativa, ciò è la base di un percorso di crescita per il nostro Paese. Dall’altro lato, ovviamente, anche le soluzioni tradizionali devono essere portate avanti, anche con tempistiche ragionevoli», ha aggiunto il presidente di Anev Simone Togni.

Lo sviluppo dell’eolico offshore contribuirà a far crescere una vera e propria filiera, a patto naturalmente che siano rispettate tutte le condizioni.

«Due soli porti per l’eolico offshore sono insufficienti in Italia. Il rischio è che i cantieri finiscano in altri paesi europei, come Francia, Spagna o Albania. Proponiamo di innalzarle almeno a 4» ha detto, proprio in quest’ottica, Fulvio Mamone Capria, il presidente di Aero, l'associazione delle imprese dell’eolico offshore, in audizione sul Decreto legge Energia davanti alle Commissioni Ambiente ed Attività produttive della Camera. Il Decreto legge Energia, in fase di conversione in Parlamento, ha previsto la realizzazione di due poli nel Mezzogiorno per la costruzione delle piattaforme galleggianti per le turbine eoliche in mare.

Mamone Capria ha spiegato che l’eolico offshore darà «indipendenza energetica all’Italia» e creerà «una filiera produttiva nazionale». Il settore chiederà «enormi quantità di acciaio, che potrebbero essere messe a disposizione dall’Ilva di Taranto e da altre acciaierie nazionali». Inoltre «richiederà la realizzazione di banchine portuali e cantieri marittimi adatti, con forti ricadute occupazionali». Aero ha definito «sproporzionata» la previsione del Decreto Energia di una tassa di 10 euro a kilowatt per i primi 3 anni per gli impianti rinnovabili sopra i 20 kilowatt, «con il rischio di fermare ingenti investimenti già programmati».

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