L'intervista
Boccia: «L’autonomia della Lega dividerà in due l’Italia»
L'ex ministro Pd contro la riforma: «I Lep con un Dpcm? Ne discutano le Camere»
Senatore Francesco Boccia, teme una denuncia per diffamazione dal ministro Calderoli?
«(Sorride, ndr) L’autonomia di Calderoli prima di iniziare a essere discussa, rischia di finire in tribunale… Siamo alle comiche, se non ci fosse il rischio di una tragedia, con un Paese in ginocchio per i rincari. E in questo contesto il ministro ci propone lo «Spacca-Italia»? Ma di che parliamo...».
L’ex ministro del Pd, ora responsabile Enti locali della segreteria nazionale di Enrico Letta, nel Conte due aveva raggiunto un accordo all’unanimità nella Conferenza Stato-Regioni sulla messa in sicurezza dei conti per le regioni meridionali, blindando i livelli essenziali delle prestazioni nei servizi. Ora l’iter registra le forti rimostranze delle opposizioni.
Il ministro leghista è infuriato con chi chiama la sua riforma “Spacca-Italia”.
«Stavolta Calderoli non è il celtico che spara proclami dal pratone di Pontida. E’ ministro della Repubblica e ha in mano le leve per completare la separazione economica del Paese cui la Lega ha sempre ambito, fino ad avere due Italie»
Il vulnus più grave è prevedere una semplificazione dell’iter legislativo della riforma?
«C’è intanto un problema di merito e metodo che nelle riforme vanno di pari passo».
Nello specifico...
«Calderoli è consapevole che quando si farà il conto sui “livelli essenziali delle prestazioni” per trasporto, sanità, scuola e welfare in generale, verrà fuori un conto per lo Stato tra gli 80 e i 100 miliardi. Per noi prima si parte dal fondo di perequazione e solo dopo si avvia l’iter di decentramento delle funzioni. Calderoli racconta di “un Sud inadeguato” e gli va contestato - prendendo la Puglia come esempio - che il nodo non è l’efficienza amministrativa, ma quello delle risorse a disposizione. Del resto il collasso della sanità lombarda per il Covid ha mostrato la falsificazione del racconto della Lega».
Sul “Fondo di perequazione” c’è il lavoro del governo Conte due…
«Avevamo stanziato 4,6 miliardi per le infrastrutture, con l’obiettivo di arrivare a 50 solo per la perequazione infrastrutturale. E ne servivano altri 50 su sanità, servizi, welfare e sui trasporti. Dopo aver finanziato l’alta velocità al Nord con i soldi di tutti, non si può dire “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato”. Portiamo l’alta velocità fino a Trapani e poi vediaamo del resto».
Quale ruolo per il parlamento in questa fase?
«È di fatto esautorato se i Lep possono essere indicati con un semplice Dpcm. Su un tema così ci vuole una legge dello Stato».
Temete un blitz?
«La nostra preoccupazione è che Calderoli stia utilizzando la bandiera dell’autonomia con lo schema del governatore Fontana, una formula che prevede di lasciare le risorse dove sono prodotte, come se l’Italia non fosse “una e indivisibile”. E l’accelerazione è legata all’uso strumentale dell’autonomia nella campagna elettorale lombarda. Eppure, anche nelle aree interne del Nord c’è fibrillazione: basta andare in province come Belluno per trovare chi vuole lasciare il Veneto per diventare come le province autonome di Trento e Bolzano. Di questo passo ci sarà sempre qualcuno che ambisce a più autonomia. E si andrà verso una disgregazione che favorisce i più ricchi».
Quali i paletti indispensabili?
«I Lep devono essere votati in parlamento e ci vogliono intese tra Stato e Regioni con il via libera delle Camere. Poi ci vuole un fondo di perequazione anticipato, perché quando ci sarà il risultato dei Lep, le risorse mancanti nel Sud e nelle aree interne e di montagna, devono esserci fondi ad hoc per intervenire per garantire i diritti».
Sull’autonomia, nel Pd, c’è il sostegno spinto dei governatori nordisti, con Stefano Bonaccini in primis, nonostante i distinguo dichiarati nella manifestazione di Bari. Quale la linea?
«Quando Michele Emiliano criticò Calderoli per la sua prima fuga in avanti, chiesi io una riunione con tutti i governatori del Pd. Mi auguro che nessuno si discosti dalla linea approvata da tutti in quella sede, riaffermando la sovranità del parlamento e i diritti previsti dalla Carta».
Elly Schlein sull’autonomia ha una posizione più radicale?
«È molto netta, contro l’autonomia differenziata nel suo complesso e per come è stata finora rappresentata. Chiede l’attuazione del principio di sussidiarietà seguendo la visione di Mattarella: prima i diritti e poi l’autonomia, quella - per dirla con Don Sturzo - dei livelli decisionali più vicini ai cittadini, che non sono solo le Regioni».
Il centrodestra rimarrà unito su questa riforma?
«Registro un doppio ricatto Fdi-Lega: i meloniani chiedono il presidenzialismo mentre i salviniani rispondono con lo “Spacca-Italia”. Questo dà la misura di una maggioranza appiccicaticcia. E sulla proposta Calderoli gli altri parlamentari di destra del Sud dovranno assumersi una bella responsabilità votando un provvedimento rischioso per la tenuta dei territori».
In Puglia c’è chi registra insolite scintille tra Emiliano e Decaro…
«Sono convinto che entrambi hanno a cuore il futuro della Puglia. Come accaduto nei momenti più delicati della storia del centrosinistra, anteporranno l’unità del Pd e della coalizione con i mondi che ci consentono di battere le destre, alle legittime ambizioni personali».